Il Futsal a 360° - N° 11

Venerdì, 28 Gennaio 2011
Vita da Sudamericano

Quando un calcettista sudamericano mette piede, per la prima volta, in Italia: quali sono i suoi pensieri, i suoi timori, le sue aspettative? Cosa ha dovuto lasciarsi alle spalle? E una volta qui, cosa ne pensa dell’Italia e del nostro Futsal?


Viaggio a 360° alla scoperta di una delle più belle realtà del Futsal Italiano: come un sudamericano vive i suoi giorni all’interno del nostro sistema! Aneddoti, paure, gioie. Lo abbiamo chiesto a Gabriel Lima (Asti), Bruno Da Silva (Promomedia Putignano), Lucas Massa (Ferramati Fasano) e Victor De Freitas Favalli (Sammichele)...




GABRIEL LIMA
Asti

Gli inizi.
Io ho sempre avuto una famiglia molto sportiva, specialmente mio padre che non è stato un giocatore soltanto perchè non ha avuto l'opportunità di diventarlo. E quindi già da quando ero piccolissimo mia madre mi portava sia ai campi di calcio che a quelli di futsal a vedere le partite di papà. A giocare a livello agonistico ho iniziato a 10 anni, e poi ho iniziato pure a calcio. In brasile tutti fanno le partite di futsal il sabato e di calcio la domenica. Però non ho mai lasciato da parte la scuola, anzi ho sempre dato molta importanza agli studi e grande colpa è di mia madre.

Opportunità.
La chiamata per venire in Italia è stata molto inaspettata. Sono arrivato a casa da scuola all'ora di pranzo e ho incontrato mia madre che piangeva e diceva che io andavo via. Non ci ho capito piu di tanto in quel momento, poi lei mi ha raccontato della chiamata da parte di Lino Gomes per venire in Italia con lui. Una settimana dopo quel giorno ho deciso di venire ed ero proprio convinto, ma i miei mi hanno detto che potevo venire soltanto se continuavo a studiare qui in Italia e cosi è stato.

Il primo impatto.
Non mi ricordo tanto i primi giorni, credo perchè non ero tranquilissimo e quindi ho perso un pò questi primi ricordi. Però sono sicuro che siamo subito andati ad allenarci anche se eravamo solo in 4 gli arrivati della squadra. Andare a lavorare subito e tutti i giorni mi ha aiutato a non pensarci troppo. Comunque mi mancavano tutti in Brasile, ma devo dire che avevo grande forza per continuare poichè stavo facendo quello che mi piaceva e avevo tanta voglia di dimostrare che qui potevo vincere.

Vita da Staniero.
Ormai sono sette gli anni trascorsi in Italia e mi sono integrato benissimo. In modo speciale per il liceo e per l'università. Queste due sfere al di fuori del calcio a 5 mi hanno permesso di conoscere delle persone diverse ed a imparare in fretta la lingua italiana. L'unica cosa a cui non mi abituo mai è al freddo che fa qui al nord. Quello che mi piace di piu è il fatto di stare in Europa e poter conoscere delle città bellissime e piene di storia.

Il Futsal Italiano.
Il movimento italiano di Futsal lo vedo in crescita nel senso del rapporto con i bambini e l'interessamento generale al nostro rispetto. Pero c'è tanto ancora da migliorare. Troviamo poca visibilita e quindi sponsor limitati. In campionato ogni tanto vediamo delle cose che ci impediscono di crescere e che dovrebbero essere cancellate, però non sta certo a me farlo. Noi giocatori possiamo far appassionare la gente e portare i tifosi sempre numerosi al palazzetto come facciamo qui ad Asti, poi il resto sta nelle mani dei dirigenti del nostro sport. Rispetto al Brasile la grande differenza è che i bambini imparano la tattica e i movimenti del futsal gia dai primi passi e qui in Italia arrivano a 18 anni che sono ancora dei calciatori a 11 messi in un campo 20x40.

Gioie e Dolori.
La gioia più grande in Brasile: aver vinto il campionato di Sao Paulo con il Corinthians, segnando in finale contro la General Motors. Il dolore più grande: aver perso un campionato con il Barueri per un tesseramento sbagliato.

La gioia più grande vissuta in Italia: aver giocato contro il Brasile, in Brasile, e aver segnato un gol davanti ai miei famigliari. Il dolore: la sconfitta contro la Luparense nelle semifinali scudetto con una situazione societaria a dir poco confusionaria.

La grande differenza dei miei ricordi vissuti in Brasile e quelli qui in Italia è che qui lontano da casa li vivo quasi da solo, mentre in Brasile li condividevo con i miei parenti e amici.

Il Professionista.

Il nostro piu grande sacrificio è lasciare tutta la gente che amiamo e il nostro paese a 11.000 km di distanza per quasi tutto un anno. Ma sicuramente siamo ripagati quando entriamo in un palazzetto pieno, o quando possiamo affrontare dei grandi campioni oppure quando, come me, ci si raggiunge la Nazionale essendo partiti da cosi lontano. Sapere di aver si affrontato tante barriere, ma che alla fine questi ricordi cosi forti ci serviranno solo per farci crescere come persone.

Razzismo.
Il razzismo esiste sicuramente. Magari si è piu attenti a non dimostrarlo, ma ognuno ha i suoi pregiudizi. Però i pregiudizi possono cancellarsi se una persona viaggia tanto, conosce tante culture, impara, studia e dà le stesse opportunita a tutti quanti in modo equo. Alla fine ci rendiamo conto che tutti sono uguali e che i pregiudizi non esistono più.

Best5 Italia.
1) Feller
2) Jonas
3) Foglia
4) Nuno
5) Marcio
All) Velasco





BRUNO DA SILVA
Promomedia Putignano

Gli inizi.
Ho iniziato a 5 anni. Una persona mi ha visto giocare per strada e mi ha portato a fare un provino al Corinthians, una squadra di San Paolo di calcio a 5. Non ho mai provato a giocare a Calcio: sempre e solo Futsal. Quando gioco a Futsal tutti i problemi della vita spariscono. Penso solo alla palla e a divertirmi, se possibile. E ovviamente a vincere! Del Brasile ricordo certamente la famiglia, gli amici e naturalmente il calcio a 5! Oltre a questo però, andavo anche a scuola: anche se non ero certamente il piu` bravo di tutti! Perché? Non appena suonava la campanella scappavo a giocare! A casa arrivavo sempre tardi, la sera. Il calcio e la scuola occupavano tutta la mia giornata...

Opportunità.

Ricordo che in quel periodo giocavo in un'altra squadra, il Maua di San Paolo. Stavo disputando un torneo e un giocatore del Pescara (Walter) vedendomi mi chiese di andare a giocare in Italia con lui, in Serie A. Senza pensarci un attimo ho risposto subito si! Dopo un pò di giorni mi chiamò il presidente del Pescara, ma ne io ne mia madre capivamo niente di Italiano! Per fortuna, Walter nel frattempo era tornato in Italia e mi richiamò 2 giorni dopo insieme al presidente per chiarire le cose. Alla fine ci siamo accordati. Io ero felice e lo era anche la mia famiglia. Devo certamente ringraziare Walter, che ora gioca a Lecco, se sono qui in Italia anche io.

Cosa mi aspettavo? Un paese certamente piu` tranquillo e sicuro del Brasile e di San Paolo. Avevo paura di partire però. Avevo 18 anni e andavo in un paese straniero di cui non conoscevo praticamente niente, solo la pasta e la pizza! Lasciavo la mia famiglia, che credo sia un punto fermo nella vita di chiunque. Situazione difficile, ma che dovevo comunque affrontare perche` avevo bisogno di "guadagnare il pane" e aiutare la mia famiglia.

Il primo impatto.
Il mio primo pensiero appena sceso dall`aereo e` stato quello di tornare immediatamente in Brasile! Non capivo nessuno, mi sentivo davvero solo. Avevo paura di non farcela a stare cosi`, lontano da casa e dalla mia famiglia. A Pescara ero arrivato a fine Maggio con l`intenzione di procurarmi tutti i documenti necessari per giocare in Italia. Avrei iniziato la preparazione ad Agosto e in questo periodo mi sarei dovuto ambientare alla nuova vita e, soprattutto, avrei dovuto imparare un pò di italiano. Ma per problemi di famiglia a fine Giugno tornai in Brasile. A causa di questo problema ho dovuto cercarmi una squadra nel mio paese, e quindi tutto l`anno seguente giocai nel San Paolo: la squadra della mia citta`. Alla fine della stagione il mio allenatore parlò con Fininho che giocava da un anno nello Sport Five Putignano. Si mise in contatto con il Ds Pino Napolitano, che venne in Brasile a vedermi giocare. Trovammo l'accordo e finalmente potevo tornare in Italia. Devo dire che all'inizio è stata dura anche a Putignano, ma avevo troppo bisogno di stare qui e guadagnare.

Il Futsal Italiano.

Il Futsal Italiano, a mio avviso, deve crescere ancora. La differenza principale forse sta nella fisicità. Il Futsal brasiliano è più tecnico e veloce, mentre quello italiano si basa molto sul fisico e quindi sugli scontri con gli avversari. E` competitvo certamente! Ma deve crescere ancora, soprattutto nei settori giovanili dove solo ora si stanno compiendo i primi passi. Bisogna puntare sui giovani talenti e sugli allenatori preparati perché la tattica nel futsal è davvero una cosa importantissima. E insegnarla sin da piccoli aiuta a crescere e a formare un giocatore di calcio a 5.

Gioie e Dolori.

La mia gioia più grande legata al Brasile l`ho avuta a 17 anni, quando giocavo nel Maua e abbiamo vinto il campionato Paulista under 17. Dopo la partita il mister della squadra under 20 più forte di San Paolo mi chiamò per giocare con lui. Così l`anno successivo ero nel Sao Caetano a giocare con i giovani piu` forti di San Paolo. Il mio ricordo più doloroso, è stato quando sono andato via dal San Paolo per andare a giocare in Italia.

La gioia piu` grande vissuta in Italia è stata certamente la promozione in Serie A con il Putignano: gioia indescrivibile!
Il momento più doloroso l`anno precedente, nella partita contro il Napoli vesevo dove mancammo la promozione per una sola rete di differenza!

Il Professionista.
Sono professionista perché faccio solo questo. E' il mio lavoro e mi impegno tantissimo per dare sempre il massimo, sia in allenamento che in partita. Quando torno in Brasile sto un mese fermo per rilassarmi e godermi la famiglia, ma subito dopo inizio a correre e tenermi in allenamento in palestra perché in questo sport la forma fisica è estremamente importante. Curo molto anche l`alimentazione e gli orari per andare a dormire. Insomma, bisogna fare una vita sana ed equilibrata. Per me non e` un sacrificio fare tutto questo: mi piace, mi diverto e mi sento appagato.

Razzismo.

Ho avuto problemi con altre persone, ma mai di natura razzista. Il razzismo purtroppo esiste e nasce dall`ignoranza delle persone che non riescono ad accettare la diversità. Per fortuna non ho mai avuto esperienze di questo genere, ne conosco persone vicine a me che hanno subito esperienze simili...

Best5 Italia.

1) Wilhelm
2) Bertoni
3) Lima
4) Pereira
5) Rogerio
All) Tiago Polido




LUCAS MASSA
Ferramati Fasano

Gli inizi.
Io da piccolo, come tutti quanti in Argentina, ho cominciato a giocare a Calcio a 5 (all'età di 5 anni) per poi dedicarmi al Calcio a 11. Perciò al Futsal ho cominciato a giocare da grande. Però c'è da dire, che l'ho sempre seguito con grande passione. Ricordo che le domeniche mattina mi alzavo presto con mio padre per vedere le partite in Tv. Per me il Futsal, oltre ad essere la mia professione e il mio lavoro, è una grande passione. Oltre ad essere un Calciatore di Futsal, sono laureato in Giornalismo Sportivo. Ricordo i miei Inizi al Parque (squadra dove hanno giocato Maradona, Cambiasso, Tevez, Gago, Redondo, Sorin, ecc): le mie giornate cominciavano alle 6 del mattino, per andare a lavorare con mio padre. Finivo il pomeriggio verso le 5 e andavo all'Università a studiare Giornalismo. E poi gli allenamenti con la squadra. Tornavo a casa a mezzanotte. E così il giorno dopo, e l'altro ancora. E' stato un grande sacrificio.

Opportunità.
Sinceramente, la prima volta che ho lasciato casa è stato per giocare a Calcio, alla Reggiana, squadra di C1. Il mister era Bruno Giordano. Mi aveva portato un procuratore che mi vide giocare in Argentina. L'esperienza non fu il massimo, perché ero piccolo e stavo da solo. Tornai dopo 6 mesi e lasciai il Calcio. In quel momento cominciai a giocare al Futsal in Argentina, in Serie A. Un procuratore mi portò in Italia: la mia seconda sperienza. I primi pensieri che provi sono sempre un pò di paura. Ma con la speranza di crescere e realizzare i sogni; di diventare un professionista e vivere dello sport che uno ama. In una scelta del genere ognuno si lascia tante cose alle spalle come la famiglia, gli amici, la vita di ogni giorno, le abitudini. Però, come dico sempre, "questa è una scelta di vita, nessuno ci costringe a farlo: se uno lo fa è perché lo vuole".

Il primo impatto.

Uno quando si lascia tutto alle spalle, ha sempre dei timori o delle paure. Però certamente le motivazioni li fanno sparire. Quando cambi Paese trovi tanti ostacoli e di tutti i generi. Come dover parlare un'altra Lingua, il mangiare diverso, conoscere persone nuove, abituarti a un'altra cultura, sapere di chi ti puoi fidare e di chi no. Il Futsal è diverso, molto piu professionale che nel nostro paese. Però in testa hai solo una cosa: cercare di trionfare, di fare carriera, di diventare il migliore. Le paure ci saranno sempre, però bisogna afrontarle. E' il migliore dei modi per andare avanti.

Vita da Staniero.

Sono in Italia già da 5 anni, e sinceramente è cambiato tanto dal giorno in cui sono arrivato. Dopo tanto tempo si cresce come persona, si diventa più maturi e la vita la affronti in un'altra maniera. Qui in Italia mi sento come a casa mia. Ho avuto la fortuna di conoscere persone meravigliose e di fare tante amicizie: amicizie vere. Oggi faccio una vita normalissima. Vivo con la mia fidanzata Juliana. Lei lavora ed io oltre a giocare con la squadra, sono il mister della Scuola Calcio. Quando ci capita, ed il tempo ce lo permette, facciamo qualche viaggio. Secondo me l'Italia è un grande paese. Molto simile, a livello culturale, all'Argentina. Dico sempre che noi argentini siamo metà spagnoli e metà italiani. Non a caso, i miei quattro nonni sono tutti Italiani. Si, io sono una persona felice in Italia.

Il Futsal Italiano.
Rispetto al Futsal Argentino, quello Italiano è molto piu professionale. Le grandi differenze sono a livello societario (di club), a livello economico (sponsor, stipendi, ecc) e a livello tattico. Da noi ci sono tanti grandi giocatori, che però a livello tattico non sono preparati. Credo che il Futsal Italiano sia molto competitivo: ci sono tanti bravi giocatori che fanno parte delle Nazionali, come l'Italia, il Paraguay, l'Argentina, il Venezuela, ecc. E' competitivo grazie anche ai tanti giocatori brasiliani e argentini che hanno portato alla diciplina italiana il talento e la mentalità sudamericana. Penso che la base di tutto sta nel lavorare con i bambini delle varie scuole calcio, ed inculcare questa mentalità nei ragazzi. Adesso le società, quasi tutte, hanno la scuola calcio. Questo è un grande passo avanti per far crescere il Futsal.

Gioie e Dolori.

La gioia piu grande vissuta nel Futsal del mio paese è stata quella di aver fatto parte della famiglia del Social Parque. Squadra dove sono nati molti dei giocatori più importanti del nostro paese come Maradona, Redondo, Batista, Tevez, Gago, Sorin, Cambiasso, Insua, Borghi, ecc. Mi ha accolto quando venivo dal Calcio a 11 e mi ha dato la possibilità di arrivare a giocare in Italia. Invece il dolore piu grande è stato quello di dovere lasciare tutto e tutti. A metà campionato, all'improvviso, quando mi fu data la possibilità di venire a giocare in Italia.

La gioia più grande in Italia, io dico sempre che sta per arrivare (risata, ndr). A parte gli scherzi, è stata senza dubbio quella di aver vinto per due anni di fila la Serie B: una volta con il Csg Putignano e l'altra con la mia attuale squadra, Il Biancazzurro Fasano. E anche il far parte della storia di queste due società, che oggi si ritrovano entrambe nella serie A2, grazie anche al mio contributo. Il dolore più grande non è stato un dolore, ma una delusione, che mi è capitata al secondo anno in Italia. La società in cui mi trovavo (non faccio il nome) fallì, e non mi pagò tutto il contratto. Quello fu un anno difficile, che mi fece pensare tanto: se continuare o mollare tutto.

In definitiva, le esperienze vissute in Italia superano (e di tanto) quelle in Argentina. Anche perchè qui ci sono già da 5 anni ormai, e nel mio paese ci ho giocato solo per 2 anni. Ovviamente qui è molto più difficile, perché sei lontano dai tuoi. E nei momenti di difficoltà ti possono aiutare tanto.

Il Professionista.

C'è da premettere che noi, a differenza degli Italiani, viviamo al 100% del Futsal. Però voglio chiarire che nonostante questo, il Professionismo sta nella nostra mentalità e nel nostro Dna. Facciamo tanti sacrifici, dalla mattina alla sera. Come ad esempio tutti gli allenamenti (in palestra e in campo), l'alimentazione o il riposo per essere sempre a disposizione. Io in particolare mi sento molto professionista. Cerco sempre la perfezione, o di migliorare in ogni cosa. Ascolto i consigli dei più esperti, e cerco di darne ai ragazzi che stanno cominciando.

Razzismo.

Sinceramente e per fortuna, ti dico che io non ho mai avuto problemi con nessuno. Con questo non sto escludendo che il razzismo non esista. Ci sono dei casi che nascono secondo me, dall'ignoranza delle persone. Io posso solo consigliare a chi li subisce di ignorarli, perché sicuramente vengono de persone che non capiscono nulla...

Best5 Italia.

1) Kiko
2) Pereyra
3) Villalba
4) Neizinho
5) Almir
All) Chiaffarato - Parrilla





VICTOR DE FREITAS FAVALLI
Sammichele

Gli inizi.
Ho cominciato a giocare a Futsal quando avevo 5 anni. Solo intorno ai 15 anni sono passato al Calcio a 11. Il Futsal mi piaceva molto di più, per questo poi, ho lasciato il Calcio e ho fatto del Futsal il mio lavoro. E’ uno sport molto dinamico. Per me è tutta la mia vita: ormai sono 25 anni che ci gioco. A casa ho vissuto sino a 22 anni. Sono cresciuto ed ho imparato tanto dai miei genitori. La mia vita a Sammichele ora, è molto tranquilla: sono sposato da un anno e mezzo e oltre a giocare, sono il mister delle squadre Giovanissimi e Allievi. Anche mia moglie lavora. Quando siamo a casa il tempo lo trascorriamo davanti al computer per parlare con i nostri genitori. Solo così possiamo sentirli più vicini...

Opportunità.
La mia avventura in Italia è cominciata grazie ad un mister che conosceva il direttore sportivo di una squadra di Roma, il Genzano c5. Questo direttore doveva venire in Brasile per cercare dei giocatori, e mi chiamò per fare alcune amichevoli. Mi confermò il suo interesse, e mi richiamò dopo 6 mesi per dirmi che dovevo andare in Italia. All’inizio ero contento, anche perché in quel momento non stavo giocando, e loro mi diedero questa possibilità. Ma, allo stesso tempo, ero triste perché dovevo lasciare la mia casa e la mia famiglia. Le mie paure erano quelle di non riuscire a dimostrare il mio potenziale, il mio vero valore. Aspettative? Semplicemente di fare bene il mio lavoro. Stavo lasciando la cosa più importante per ogni persona: la propria famiglia. Ma scelsi di farlo, perché queste sono opportunità che capitano una sola volta nella vita di ogni calciatore...

Il primo impatto.
Il primo pensiero era verso la mia famiglia che avevo lasciato in Brasile. La paura principale era quella di non riuscire ad ambientarmi. La lingua è molto diversa, e all'inizio non capivo nulla. Per fortuna arrivai in Italia con 4 amici che conoscevo sin da piccolo, e giocavamo insieme in Brasile. Loro mi hanno aiutato tantissimo a non mollare quando volevo tornare indietro. Con tanto lavoro poi, sono riuscito a superare le mie paure. Giocare al Futsal era il mio sogno, e questo mi ha dato la forza per continuare in Italia.

Vita da Staniero.
Oggi sono molto più sicuro e maturo di quei primi giorni. Mi sono integrato molto bene. Non ho avuto difficoltà a fare nuove amicizie. Quando non gioco sto al campo con i ragazzi (mi piace fare il mister), o a casa con mia moglie. Abbiamo una vita molto tranquilla. Andiamo a casa di amici e quando è possibile facciamo un viaggio. L’Italia è un paese a cui mi sono affezionato per tanti motivi: la cultura, il modo di vivere. Onestamente, prima di partire, non immaginavo che un giorno avrei potuto viverci cosi bene. Non pensavo fosse così diverso dal Brasile. Qui sto molto bene.

Il Futsal Italiano.
Qui in Italia vedo che la caratteristica più importante per poter giocare al Futsal è il saper difendere. Il tipo di gioco è molto più difensivo che nel Futsal Brasiliano. E’ sicuramente un Campionato competitivo, però deve crescere ancora tanto. A mio avviso, per crescere, tutte le società devono diventare molto più professionistiche. Purtroppo ci sono ancora tante società dilettantistiche, e non è bello per tutto il movimento che queste a Gennaio falliscono e non pagano più nessuno. Questo, purtroppo, capita dalla Serie A fino alla C. Se una società raggiunge un accordo con un giocatore, deve rispettare i suoi impegni dall’inizio alla fine della stagione. Il Futsal Italiano deve crescere anche a livello organizzativo. Sono tante le società senza organizzazione e sin quando sarà così il Futsal non potrà diventare professionistico.

Gioie e Dolori.
La mia gioia più grande è stata quando fui chiamato a disputare un torneo con la Nazionale Paulista (la Nazionale dello Stato di San Paolo, città dove abito). E anche quando fui chiamato per far parte della prima squadra, ed ero ancora un Under21. Più che dolore, un rammarico: è quello di non aver mai giocato nella Liga Futsal (la più importante in Brasile).

Qui in Italia, invece, le mie gioie più grandi sono state senz’altro le due promozioni in Serie A2. Il dolore: ne sono due. La notizia della morte del grande Uomo e Presidente Massimo Sbiroli. E quando giocavo in Serie A, che perdemmo la gara decisiva dei playout. Mi ricordo ancora oggi il momento in cui il mister mi chiamò per giocare quella partita con la prima squadra. Mancavano 10 minuti e mi mise in campo. Quella più difficile da sopportare comunque è stata sicuramente la scomparsa di Massimo Sbiroli.

Il Professionista.
E si, il Futsal è il nostro unico lavoro. Ci sentiamo professionisti in ogni momento: quando siamo in campo per gli allenamenti, o quando siamo fuori dal terreno di gioco. Dobbiamo sempre essere e agire come professionisti. Io da 2 anni gioco in Serie C, e in questo campionato che non è ancora professionistico, sono moltissimi i giocatori che non vivono di Calcioa5. Però ricordo che quando ero in Serie A ci allenavamo ogni giorno: anche 2 volte al giorno, dal Lunedì al Giovedì. Lì mi sentivo un vero professionista. I sacrifici erano tanti, però ho sempre avuto dei buoni risultati. Ci sentiamo ripagati quando facciamo una buona prestazione, quando camminando per strada trovi delle persone che ci salutano perché sanno che siamo giocatori, quando siamo in un Palazzetto pieno e ascoltiamo il pubblico che esulta per noi. Tutto questo è molto gratificante, e ci ripaga di tutti i sacrifici!

Razzismo.
Si, ho avuto dei problemi con altre persone. Il razzismo purtroppo esiste ancora, da tutte le parti del Mondo. Nasce principalmente da quelle persone che non sanno vivere con gli altri; che pensano che noi stranieri siamo qui per prendere il posto degli italiani, anziché pensare che siamo qui per aiutare e fare qualcosa di positivo. Nel primo anno che stavo a Genzano di Roma capitò un episodio. Ero al supermercato con degli amici, e siccome non sapevamo ancora parlare bene l’italiano, parlavamo in portoghese. Finimmo di fare la spesa e il cassiere azionò l'allarme. Quindi, quando uscimmo questo diceva che noi avevamo preso delle cose senza pagare. Vennero i carabinieri e il cassiere disse che aveva fatto scattare l'allarme per paura: eravamo stranieri e secondo lui potevamo rubare. Alla fine abbiamo lasciato lì la spesa, ci siamo ripresi i soldi e ce ne siamo andati. Per me il razzismo è una cosa molto brutta. Non è detto che solo perché siamo stranieri, dobbiamo essere per forza delle cattive persone.

Best5 Italia.
1) Feller
2) Sanchez
3) Rubei
4) "Seco" Zanetti
5) Leandro Pereira (pivot ex Bnl e Lazio)
All) Enzo Danielli (ex Genzano)

Ci sono tanti altri giocatori bravi: questi sono quelli che mi hanno impressionato di più...





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