Il Futsal a 360° - N° 14

Venerdì, 18 Febbraio 2011
Vita da Addetto Stampa

Se il compito di “dar voce” ad una Società di Calcioa5 spetta all’addetto stampa, a costui chi gli dà voce? Per una volta tanto invertiamo i ruoli: cosa si nasconde dietro la vita di un Addetto Stampa? Quali e quanti sacrifici fanno ogni settimana questi ragazzi? A cosa ambiscono e chi li tutela?

Viaggio a 360° alla scoperta di una delle più importanti, ma forse meno tutelate, realtà del Futsal Italiano: il mondo degli Addetti Stampa. Sacrifici, sogni e ambizioni. Cosa deve fare, o non fare, un addetto stampa? Quali sono le sue aspirazioni? Lo abbiamo chiesto a Francesca Lupone (Montesilvano), Angela De Vincenziis (Modugno c5), Luigi Demonte (Futsal Mola), Stefano Testoni (Giuriato Vicenza) e Davide Piteo (Real Foggia)…



FRANCESCA LUPONE
Montesilvano c5

I primi “passi”
Sono nata in una famiglia che mi ha trasmesso una gran passione per lo sport e per il calcio in particolare. Fin dai 7 anni ho iniziato a frequentare lo stadio Adriatico con mio padre per seguire le partite del Pescara calcio, e per tutti gli anni della scuola sono stata abbonata - dapprima con la famiglia, quando frequentavo la scuola media, poi con i miei compagni di classe, quando frequentavo il liceo - vivendo così l'emozione di due promozioni in serie A. A quei tempi il calcio si giocava solo di domenica. Il sabato c'era tempo per seguire la squadra locale di pallanuoto, vincitrice di più scudetti, e ancora oggi unica squadra in Italia ad aver vinto tutte le competizioni continentali, e tra le cui fila hanno giocato numerosi campioni mondiali ed olimpici.

Devo ammettere che non conoscevo l'esistenza di un campionato di calcio a 5, fino a quando, per una pura coincidenza, il caposervizi dello sport del quotidiano il Centro, mi chiese se mi andava di collaborare con loro, e di seguire la squadra di Montesilvano che avrebbe giocato quell'anno a Chieti, a causa del crollo del palazzetto dello sport. Era il 2005 e, incuriosita, accettai la sfida, recandomi a quella prima partita, in cui l'allora "Fas Montesilvano" si scontrava con il Reggio Calabria, totalmente a digiuno di futsal. Approfittai della radiocronaca di un collega calabrese e delle indicazioni di altri colleghi abruzzesi per una full immersion nelle regole di questo sport, che subito mi sembrò avvincente.

L'anno successivo, nel 2006, il Montesilvano mi propose l'incarico di addetto stampa, e da allora il mio legame con il gruppo andò a consolidarsi. Fu un anno molto particolare, che segnava un passaggio ad una società più matura e un gruppo più competitivo. Insieme a giocatori di talento arrivò anche Mister Colini, e non a caso fu anche l'anno del primo titolo: la Coppa Italia conquistata in Sicilia a scapito di squadre ben più blasonate della nostra.

Passione o Professione
Ad oggi il Futsal è diventato ormai parte della mia vita, una passione che occupa gran parte del mio tempo libero, visto che svolgo i miei compiti di addetto stampa nel week end, o la sera, o nelle pause pranzo dal mio lavoro, che riguarda comunque un campo analogo, visto che sono account in un'agenzia di comunicazione che si occupa tra le altre cose di organizzazione di eventi e uffici stampa.

Cerco di svolgere il mio ruolo con la massima professionalità possibile, così come faccio per i miei clienti in agenzia, ma nel caso del Montesilvano c'è un legame senz'altro diverso, poiché il gruppo societario è come una famiglia e oltre che collaboratrice mi sento sempre e comunque una tifosa, tanto che l'andamento della squadra arriva a condizionare anche il mio umore.

Gioie e Dolori
La gioia più grande in questi anni è stata sicuramente la vittoria dello scudetto, nella passata stagione. Ho visto la squadra crescere ed affermarsi sempre più a livello nazionale, e il tricolore è stato il coronamento di anni di impegno, un sogno che sembrava irraggiungibile ed è diventato realtà.

La delusione più grande è legata invece al 2008, anno in cui abbiamo perso per squalifica due giocatori simbolo della squadra, Foglia e Morgado, a causa di episodi di doping. E' stata straordinaria, però, in quella stessa circostanza, la reazione del resto del gruppo, che ha raggiunto ugualmente la finale scudetto, e ad oggi mi fa piacere vedere che i due ragazzi si sono rialzati, hanno ripreso la giusta strada e sono tornati ad emozionarci con il loro talento.

Tra sogno e realtà
Ho sempre vissuto questa passione giornalistico-sportiva come un passatempo, e non ho mai pensato di farne la mia esclusiva professione. Forse perché sto bene con i piedi per terra e so che oggi è difficile trovare un impiego simile nel mondo dello sport dilettantistico, che sia sufficientemente stabile e redditizio da consentirti di vivere solo di quello.

Ambizioni
Se tale prospettiva si aprisse, tanto meglio, mi piacerebbe dedicarmi al futsal a tempo pieno, e questo mi consentirebbe di approfondirne la conoscenza, e di seguire di più anche le categorie giovanili e il settore femminile. Altrimenti rimarrà senz'altro un buon passatempo fino a che mi renderò conto di poter portare avanti questo impegno con lo stesso piacere con cui lo faccio oggi, e ovviamente finché la società riterrà di confermarmi nel mio ruolo.




ANGELA DE VINCENZIIS
Modugno c5

I primi “passi”
Seguo il Modugno C5 dal settembre 2009. Il mach si giocò a Ruvo contro il Regalbuto e il Modugno vinse. L’emozione della prima c’è sempre… prima partita, primo incontro sul campo con il cliente. Ma in questo posso dire di essere fortunata in primis perché non sono mai sola sul campo. A2COMUNICAZIONE, la mia agenzia di comunicazione, nasce con me e con Anna Liberti per cui in due tutto e più facile. E poi godevo della fiducia del presidente, Vittorio Zizzari, e del mio predecessore Luigi Di Caterina. Al primo match fu lui a darci delle dritte e a parlarci dei famosi ma a noi sconosciuti tabellini…

Passione o Professione
Potrei definirmi un’accademica, nel senso che sono cresciuta step by step. Sono una giornalista, faccio l’addetto stampa per professione e l’assistente universitaria per passione. Per il Modugno la mia agenzia è responsabile della comunicazione. Per cui gestisco i comunicati, le uscite mediatiche, l’immagine della squadra e il magazine. In teoria l’addetto stampa nasce come giornalista e io non ho tradito la regola. Esercitare la professione non è semplice. Le difficoltà sono tantissime e se vuoi farlo seriamente devi lottare anche per costruirti un minimo di credibilità perché purtroppo oggi sentirsi giornalisti fa “figo” e tanti si vestono di titoli e credenziali che in verità mancano. Per cui è davvero dura, ci vuole pazienza e tanta passione. Se questa manca smetti dopo 2 mesi. Io cerco di difendermi: faccio l’addetto stampa dal lunedi al lunedi, dalle 9 alle 19 circa e il sabato e la domenica mi godo le partite

Gioie e Dolori
Quest’anno la prima squadra ha sofferto nel primo periodo per ovvie ragioni e tutti abbiamo accompagnato le difficoltà. L’under21 invece ha regalato subito grandi vittorie. A livello personale le gioie arrivano quando constati che i ragazzi aspettano il pezzo, quando si esaltano per delle nuove foto caricate, quando la dirigenza ti affida nuovi compiti, quando qualcuno digrigna i denti perché raggiunge la consapevolezza che sei un gradino societario che non si può omettere anche se magari non sei simpatico.

Tra sogno e realtà
Ho iniziato la pratica quando ancora frequentavo il secondo anno universitario. Mi sono laureata, mi sono specializzata, masterizzata. Ho fatto stage, lavori non retribuiti, corsi costosi che dovevi pagare lavorando il weekend. I sacrifici sono tanti e infiniti ma non rimpiango nulla. Ogni tanto mi guardo gli attestati, la pergamena, mi faccio un mezzo giro in ufficio e capisco che ne è valsa la pena.

La Barzelletta dei Diritti
Non ho mai vissuto l’iscrizione all’albo come una meta o un obiettivo. Per me è semplicemente uno strumento in più per difendermi dalla moda della comunicazione e dal giornalismo. Una parola in più per dire che non faccio la giornalista per hobby. Sarebbe bellissimo essere pagati secondo tariffario, ma difficile in un periodo duro come questo. Io cerco di fare il mio meglio, cerco clienti, esigo contratti e pretendo di essere pagata: il come e quando lo si decide insieme. So che molti definiscono questo settore un campo libero… ma lascio credere e pensare questo a chi si sente giornalista solo perche scrive un comunicato alla settimana e si sente “figo” perche qualcuno gli mette una penna tra le mani.

Non amo parlare di diritti e doveri. Io faccio il mio lavoro cercando di essere corretta e rispettosa. I diritti li rivendico da sola e quando mi sento minacciata o non rispettata ho un’unica soluzione: SBRAITO. Quello del futsal e del giornalismo sportivo è un mondo prevalentemente maschile, spesso capita che non ti prendano sul serio. Nel Modugno la dirigenza è tutta maschile ma intelligente! Io e Anna abbiamo sempre ricevuto il massimo del rispetto e quando da fuori abbiamo captato strani sentori abbiamo tirato fuori le unghie e dimostrato che sapevamo fare il nostro lavoro. In fondo il problema del giornalismo è sempre lo stesso: molti si spacciano per professionisti e si credono tali per il semplice fatto di amare una squadra. Io cerco di essere una professionista, non una cronista – molti ancora fanno confusione – né una tifosa ultras. Circa la paga io stabilisco il mio tariffario e se dicono che son cara cambio cliente.

Ambizioni
Io sono una giornalista, lavoro e vivo di conseguenza. Il mio desiderio è continuare a crescere, continuare a formarmi e godermi l’agenzia.

Le 5 cose che un addetto stampa non deve MAI scrivere in un articolo
Mai parlare male del cliente

Best 5
Lascio scegliere a mister Bellarte, a ognuno il suo!




LUIGI DEMONTE
Futsal Mola

I primi “passi”
La scoperta del mondo del Futsal è avvenuta quasi per caso, grazie ad un gruppo di amici che il sabato pomeriggio seguivano le gare casalinghe della Virtus Mola, allora allenata da mr Di Bari. Fui subito attratto da questo sport così veloce e tattico. Negli anni, con la creazione del progetto Real Mola, mi è stato proposto di ricoprire il ruolo dirigenziale, ed in seguito fui io stesso a propormi come addetto stampa della società di cui facevo parte. La prima gara che seguii da addetto stampa fu Real Mola – Cerignola, conclusasi con una larga vittoria dei molesi. All’inizio non fu affatto semplice cimentarmi nel difficile mondo della comunicazione, ma la voglia di dare visibilità ad un progetto a cui credevo particolarmente e la mia tenacia mi hanno sempre permesso di portare al termine il compito affidatomi. Mi ha da sempre appassionato il mondo della comunicazione, sin dagli anni della mia adolescenza, quando mi cimentavo nel comporre i miei articoli da pubblicare nelle riviste scolastiche o parrocchiali. Con il passare degli anni questa passione non è svanita, anzi, posso benissimo dire che è maturata, dando anche i suoi numerosi frutti.

Passione o Professione
Oggi, per quanto mi riguarda, non vivo il mio compito di addetto stampa come una professione, bensì esso costituisce una vera e propria passione che, benché toglie tanto tempo ai miei impegni personali, mi ha sempre regalato enormi soddisfazioni umane. Il più grande sacrificio compiuto in questi anni è stato il tempo che ho sottratto per passione del futsal alle persone a me più care e allo studio. Per questo non posso che ringraziare chi mi è accanto e comprende le mie passioni ed aspirazioni.

Gioie e Dolori
La gioia più grande vissuta a livello di club è stata la promozione in B ottenuta lo scorso anno con il Real Mola, in una gara entusiasmante e ricca di emozioni, apice di una stagione colma di successi sportivi. A livello personale i riconoscimenti più grandi ottenuti grazie al mio “lavoro” di addetto stampa sono tutte le attestazioni di stima e di gratitudine che ricevo dalla gente, che mi spronano, anche nei momenti di difficoltà e di sfiducia, continuare a svolgere il mio compito con sempre maggior entusiasmo. Per quanto concerne le delusioni, la più grande vissuta in questi anni è stata la vicenda Ferdinelli, che negli anni passati ha rivestito, con le sue doti tecniche, un ruolo importante nella storia del futsal molese. Da dirigente ho condiviso in tutto e per tutto la scelta societaria verso il calcettista, ma umanamente, per l’affetto verso l’uomo ho nutrito del rammarico.

Tra sogno e realtà
Nei tempi iniziali del mio compito di addetto stampa, la mia prerogativa era quella di dare visibilità ad un progetto che condividevo, quello Real Mola. Allo stesso tempo ero affascinato dal potermi cimentare in qualcosa che ho sempre amato fare: il giornalismo sportivo. Come già accennato, nel corso di questi anni, numerosi sono stati i sacrifici compiuti, i quali, il più delle volte sono stati ripagati con l’ approvazione e la stima ricevuta da parte di colleghi ed addetti ai lavori.

La Barzelletta dei Diritti
Innanzitutto sento di dire che, per quel che concerne i diritti, manca una tutela nei confronti di chi, come noi, svolge questo delicato compito nell’ambito sportivo. Oggi la comunicazione è fondamentale, e non può occupare un ruolo residuale per le società sportive, che spesso etichettano l’addetto stampa come colui sul quale gravano solo dei doveri. Il più delle volte i doveri a cui siamo sottoposti pesano molto più dei diritti che dovrebbero essere riconosciuti. Penso al diritto alla libertà d’informazione, al diritto ad un regolare contratto con una dignitosa retribuzione. Tutto ciò resta soltanto un sogno…

Ambizioni
Penso che sia parecchio difficile che questa mia passione possa diventare una vera e propria professione da svolgere nell’ ambito del giornalismo sportivo. La mia aspirazione più grande sarebbe quella di far coincidere questa mia passione, lo sport, con il lavoro sociale, di cui mi occupo, creando veri e propri progetti sportivi. Infatti, lo sport nella sua essenza più pura, ossia quella del gioco, riveste una grande importanza nella sfera educativa. E’ possibile, dal mio punto di vista, creare un connubio tra sport e settore sociale.

Le 5 cose che un addetto stampa non deve MAI scrivere in un articolo
1) Dare una valutazione del match non corrispondente al vero,
2) Elogiare troppo i singoli calcettisti dimenticando l’importanza al lavoro del gruppo,
3) Avvilire il gruppo o singoli calcettisti in caso di amara sconfitta,
4) Usare lo spazio a lui concesso per mettersi in mostra,
5) Dimenticarsi di seguire le direttive della società sportiva per la quale lavora

Best 5
1) Schembri
2) Correa
3) Lemonache
4) Sardella
5) Ferdinelli
All) Mr Di Bari




STEFANO TESTONI
Giuriato Vicenza

I primi “passi”
Il calcio a 5 lo seguo da una vita, il Grifo era in serie B e ad Arzignano per i giovani il sabato era un appuntamento fisso. Ricordo tante battaglie e tanti numeri al PalaFortis (un buco di campo) dove il tifo era caloroso. Poi grazie all'amico Michele Trolese che era l'addetto stampa sono entrato in società per seguire il sito internet subito dopo la salvezza nello spareggio play out al primo anno di A1 contro il Bellona. La prima emozione l'abbiamo vissuta insieme in sede alla mezzanotte del primo di luglio, davanti al computer per mettere sul sito del Grifo la notizia dell'arrivo di Adriano Foglia, il miglior giocatore del mondo. Ho avuto la fortuna di partire subito dal top, sono stati anni fantastici col Grifo in giro per l'Italia e non solo vista la trasferta di Baku in Azerbaijan. Però non c'è stato solo Grifo, ho vissuto cinque splendide stagioni in serie B col Castelli, una seconda casa con un gruppo affiatato che tutt'oggi quando può si trova a cena. La prima coi castellani è stata un trauma. Sveglia presto direzione Isolotto, periferia di Firenze. Solo che la sveglia l'ho spenta e mi son alzato due ore dopo, via di corsa con la mia super Seat Ibiza fino a Sasso Marconi dove sono salito sul pullman della squadra. E se non bastasse abbiamo anche perso giocando su un campo all'aperto, per fortuna il resto della storia ha assunto connotati migliori.

Passione o Professione
Oggi seguo da vicino il Giuriato Vicenza, lo scorso anno terza in serie A2 e oggi tra le candidate a vincere la C1 del Veneto dopo essere scesa di categoria per ripartire quasi da zero. Poi collaboro con le testate locali seguendo le formazioni di C1 e B e da due stagioni posso autodefinirmi una colonna veneta di calcioa5anteprima. Scrivere di futsal è una grande passione che ho da una decina d'anni. Mi porta via molto spazio ma molto meno rispetto a tanti anni fa, adesso poi coi due pupi qualche volta lo metto in secondo piano come è giusto che sia. Quando ho iniziato non pensavo di arrivare fino a questo punto, ho fatto tanti sacrifici ma sono stati ripagati dalle persone con cui ho collaborato. Di litigate ne ho fatte tante ma ad oggi posso dire di aver sistemato tutto, o quasi. Parlando di percentuale, posso dire che la passione in questa professione è il 70%

Gioie e Dolori
La gioia più grande è stata il primo scudetto vinto col Grifo. Una finale quella contro il Perugia con un sacco di persone al PalaTezze. Un'atmosfera unica e irripetibile al fianco di tanti amici. Una partita a senso unico col tacco di spalle di Pinilla, gol, emozioni, un casino che ancora oggi mi fa venire i brividi. Ero seduto di fianco al terzo uomo, mi ero spacciato per fotografo visto che in distinta non c'era posto. Poi quando è arrivata la sirena finale è esplosa la festa, e che festa fino a mattina. A livello personale non ho ricevuto alcun riconoscimento in carne ed ossa, ma in questa professione i complimenti da colleghi, e gli attestati di stima valgono più di una targa o un riconoscimento. Poi le critiche che ho ricevuto in questa esperienza decennale da parte degli invidiosi sono il riconoscimento più grande, l'invidia di non aver fatto quello che io ho potuto fare è un problema di tanti invidiosi. Problema loro comunque. Sul campo delusioni ne ho vissute sportivamente parlando. La finale di Coppa persa ai rigori a Conversano contro il Nepi ha fatto male, come ha fatto male uscire al primo turno di Futsal Cup in Azerbaijan. Però ho sempre imparato che dalle sconfitte si può solo che imparare e migliorare e le sconfitte alla fine servono sempre a far crescere un gruppo

Tra sogno e realtà
Il mio sogno è sempre stato quello di diventare un giornalista, ma oggi come oggi per diventarlo oltre alla bravura e alla passione purtroppo servono anche qualche spinta e qualche amicizia. Io vado avanti per la mia strada, consapevole che il giornalismo non sarà il mio futuro (tengo famiglia) ma al tempo stesso darò anima e corpo come se lo fosse per fare al meglio il mio secondo lavoro o hobby come lo si voglia chiamare. Il giornalismo nel futsal piano piano si sta ritagliando il suo spazio, dieci anni fa era tutta un'altra cosa, poi col tempo conoscendo addetti ai lavori e giornalisti più importanti di me si è creato un gran gruppo di lavoro. Per avere delle informazioni o delle novità bastava un colpo di telefono e mai nessuno mi ha negato una risposta. Per essere soddisfatto nel presente non sarebbe male un gradito ritorno nei tornei nazionali. Tocca alla mia squadra ora accontentarmi

La Barzelletta dei Diritti
Nel mondo del futsal mai visto un contratto e credo che mai lo vedrò, un argomento complesso questo che non riguarda solo il futsal ma anche tanti sport dilettantistici dove si vive alla giornata. Diritti e doveri ci sono in ogni lavoro. Certo se dall'alto fosse riconosciuta di più la figura del giornalista nel futsal sarebbe un passo in avanti. La Divisione con Simone De Stefanis ha iniziato negli ultimi anni un lavoro importante per la figura dell'addetto stampa. Anni fa non c'erano incontri tra colleghi delle varie squadre, ora qualcosa si sta muovendo. Tireremo le somme tra qualche anno, ma conoscendo il buon Simone sono sicuro che si andrà per il meglio

Ambizioni
Punto a migliorare sempre più, poi come ho detto prima tornare a seguire un torneo nazionale in prima persona sarebbe un bel ritorno. Un giornalista scriverebbe per il top, anche se nel top, che siano giornali o tv si parla di calcio, calcio e calcio

Best 5
1) Caio Farinha (in porta)
2) Marcio Brancher (ultimo)
3) John Pinilla
4) Pablo Ranieri
5) Fabrizio Amoroso (pivot)

Un quintetto del primo scudetto del Grifo vissuto da protagonista al fianco di questi fenomeni. Ragazzi speciale dentro e fuori il campo con cui tutt'ora ho ottimi rapporti con loro e le rispettive famiglie. Sarebbe un sogno rivederli di nuovo con la maglia biancorossa sullo stesso campo.

All) Solazzi perchè è quello con cui ho passato più tempo a stretto contatto, anche se oggi non mi chiama più.




DAVIDE PITEO
Real Foggia

I primi “passi”
Come avvenuto per tanti colleghi, anche per me la mia avventura è cominciata prima come giornalista sportivo, sulle pagine del quotidiano La Grande Provincia. Il primo match di futsal che seguii fu come giornalista e non come addetto stampa, si trattava del campionato di serie C1 (all’epoca non esisteva ancora la C2) tra Santo Spirito Foggia e Spinazzola, in cui il team foggiano vinse largamente. Da addetto stampa i primi match furono quelli della Fovea, all’epoca in serie B (ora non ricordo bene quali) ma una gara mi rimase impressa nella mente, la vittoria dei rossoneri ottenuta in casa sulla capolista Raiano nel girone di ritorno. Ad intraprendere questa strada mi ha spinto la passione che ho per questo lavoro, ho sempre amato questo mestiere, e nel corso degli anni mi sono occupato anche di altri settori come: cinema, storia. E’ un lavoro fantastico, anche se bisogna affrontare tante difficoltà. All’inizio come tutti c’è la speranza spinta dal sogno, di poter arrivare in alto, poi strada facendo mi sono accorto delle tante difficoltà che ci sono per entrare in una testa giornalistica, che purtroppo (almeno in Italia) è dominata dal fattore R: ossia raccomandazione o conoscenza, quindi se sei figlio di, puoi ambire ad arrivare dove speri. Questo purtroppo ti costringe a fare tanti sacrifici, perché parliamoci chiaro nelle testate locali a fine mese non c’è retribuzione, cosi come il lavoro di addetto stampa, tante volte passando per le vetrine di negozi, ho sempre dovuto ripetere la stessa frase: appena avrò la possibilità comprerò questo e farò quello. Con questo non dico che a casa non c’è la possibilità, anzi però il sogno era rendermi indipendente con questo mestiere, cosa fino ad oggi non riuscita (non per colpa mia) ed al momento gestisco in parte l’attività di famiglia. Però nonostante ciò il mio sogno resta quello di arrivare non dico ad alti livelli ossia (Sky, Sport Italia, Corriere dello sport) ma quanto meno a livelli medi.

Passione o Professione
Oggi i miei compiti nel futsal riguardano il Real Foggia, ma al tempo stesso scrivo per una testa calcistica in cui seguo il mondo del calcio e futsal USA, anche se in futuro mi piacerebbe realizzare anche altro. Infatti una delle trasmissioni che amo su tutte è Voyager, e qualche anno fa con un amico e collega Alessandro Nespoli (che saluto) realizzammo qualcosa di simile per Radio Europa Stereo. Per quanto mi riguarda, pur non essendo un lavoro a tempo pieno o meglio retribuito come tale, almeno nel mio caso è come se lo fosse: scrivo articoli quasi tutti i giorni, e la domenica realizzo Zona Real, quindi a livello lavorativo è quasi totalmente a tempo pieno, anche se mezza giornata la dedico all’attività di famiglia, perché purtroppo ancora oggi non riesco completamente a vivere di solo giornalismo. Però tutti i sacrifici che faccio, li faccio con passione, e nonostante tutto continuo a considerarlo il mio lavoro, anche se riesco benissimo a ritagliarmi i miei spazi, per stare con la mia ragazza, amici e famiglia, guai se non fosse cosi.

Gioie e Dolori
Di gioie a livello di club in questi anni ne ho vissute tante, sia nel futsal che nel calcio, e citarne qualcuna non sarebbe corretto nei riguardi di altri, posso dire però ne ho avute tante.

A livello personale di soddisfazioni ne ho avute, non ultime le due pubblicazione su Futsalplanet, ma al tempo stesso i tanti giocatori con cui nel corso degli anni sono nate bellissime amicizie come nel caso di Simone Salinno (Lucera calcio), altra grande soddisfazione fu quella di portare tanta gente a conoscenza del futsal a Foggia, tramite La Grande Provincia ed Italia calcio a 5, e l’aver portato tanta gente allo stadio di Lucera, sono state belle soddisfazioni.

Delusioni in particolari nessuna, l’unica grande amarezza è quella di non essere mai stato apprezzato come dovevo, e credo che con il lavoro fatto nel corso degli anni abbia in pieno dimostrato le mie capacità, a cui però non è corrisposto un adeguato compenso economico.

Tra sogno e realtà
Come scritto in precedenza le mie aspettative o sogno, era quello di poter arrivare a testate di un certo livello, cosa ripeto non avvenuta per colpa. Poi è chiaro da giovani alcuni errori è giusto anche farli perché sbagliando impariamo, però non credo di aver mai fatto errori clamorosi, anzi. Il mio entusiasmo è sempre stata la mia arma segreta, e chi mi conosce bene lo sa, però la realtà italiana è molto diversa da quella di altri stati, per intenderci: nel nostro paese in tanti casi, in testate giornalistiche nazionali o supplementi locali di quelle nazionali, c’è purtroppo tanta gente che si ritrova ad occupare il posto che occupa, che a fine mese prende il famoso “ stipendio” non per meriti personali, ma solo perché hanno avuto la fortuna di essere raccomandati magari dal politico di turno, o dall’amico “di” che gli ha permesso di arrivare dove sono arrivati. In altri stati non è cosi, io amo molto gli USA, li ad esempio come in Giappone, Inghilterra o Spagna, il fattore raccomandazione esisterà sicuramente, però è un fenomeno limitato, mi spiego: in una testata sportiva (essendo il nostro argomento) ad esempio FOX Sport o ESPN, bisogna assumere 15 giornalisti, su 15 persone assunte, almeno 12 sono giornalisti che hanno raggiunto quel traguardo con propri meriti, e 3 tramite il fattore “R”, per questo USA, Giappone o altri stati, sono diventati molto più forti dell’Italia, questo in tutti gli altri ambiti lavorativi. Invece in Italia va avanti il figlio “Di”, il nipote “Di”, l’amico “Di”, oppure tizio perché mi ah portato tot numeri di voti alle elezioni, il figlio di Caio deve centrare li perché da quella famiglia ho ricevuto tot numeri di voti, e cosi via. Questo è un grave problema per l’Italia, e fino a quando non si cambierà mentalità, credo che non solo in ambito giornalistico non faremo progressi, ma un po’ in tutto, però nonostante questa situazione abbastanza deleteria, le mie ambizioni sono rimaste immutate, sarò un sentimentale ma io credo ancora di poter arrivare a discreti livelli, anche se nel corso degli anni non ho mai ricevuto premi, qualche compenso si, ma premi mai e credo che tante volte dare qualche premio non faccia mai male, perché va bene ricevere ed io ha dato davvero tanto ma tanto, e se ricevessi qualche premio non mi farebbe male in alcun modo. Per essere pienamente soddisfatto, credo che mi manchi la possibilità di poter lavorare a certi livelli, sono una persona ricca di fantasia, impegno e voglia di fare, quest’anno con il Real Foggia ho mostrato di cosa sono capace, e posso garantirvi che ho impiegato solo il 50% delle mie forze e delle mie idee. Quindi per essere totalmente soddisfatto vorrei tanto poter lavorare per una rivista di una certa importanza.

La Barzelletta dei Diritti
Come scritto sopra, nell’albo si parla di contratti e pagamenti, ma posso dirvi che si tratta solo di belle parole scritte su di un pezzo di carta. Sarò ripetitivo ma in Italia tutto è il contrario di tutto, se sei il figlio “Di” sei pagato con un contratto adeguato, è brutto a dirsi ma è la verità, se non sei il figlio o parente di “nessuno”, devi fare la gavetta, non devi prendere soldi e poco ci manca che ti venga detto “ti faccio scrivere sei tu che devi pagarmi”. Purtroppo fino a quando in Italia non si cambierà mentalità, perché la nostra è rimasta a quella degli anni 70 forse 80 ma non di più, il nostro paese non crescerà mai, perché questi stessi problemi non esistono solo in ambito giornalistico, ma in tutti gli ambienti lavorati, negli ospedali la maggior parte dei dottori sono figli “di”, i ragazzi figli di nessuno vanno all’estero e li diventano qualcuno e come mai in Italia non sono stati presi in considerazione, nella musica grandi musicisti in Italia non venivano considerati perché c’erano i figli “Di” avanti a tutti, vanno all’esterno diventano personaggi di spicco del panorama mondiale della musica in Italia però non erano presi in considerazione, cosi anche nel giornalismo. Quindi tutto ciò che fu scritto sull’albo fu solo un modo per regolare questo mestiere, scrivendo anche cose giuste, ma di fondo non è cosi almeno in Italia. Come tutti i lavoratori, anche noi sicuramente abbiamo doveri da rispettare, e non si discute, ma al tempo stesso abbiamo anche i nostri diritti, solo che tale parola è ancora sconosciuta in Italia e soprattutto dalle nostre parti, e cosi credo che le cose non potranno mai funzionare: Foggia capoluogo della Daunia, con una delle provincie più grandi D’Italia (credo seconda o terza) oltre che alla Gazzetta di Capitanata, supplemento territoriale di quella del Mezzogiorno, non riesce ad esprimere una seconda testa giornalistica che copra almeno il sud-Italia, ciò è grave anzi gravissimo, e denota quanto il giornalismo foggiano sempre per via del fattore “R” non sia cresciuto, a ciò aggiungiamoci la grande crisi economica che stiamo vivendo ed il quadro è completo. Per quanto concerne il Futsal, non credo che le cose non vadano, ma devono essere le società ad impegnarsi per farle funzionare, parto da un concetto molto semplice: ai giocatori non manca mai nulla, tutto ciò che chiedono gli viene dato, con annessi stipendi mensili. A noi addetti stampa no, quasi ciò che facciamo sia dovuto, allora: nulla è dovuto se non lo si paga, 2 le società devono capire che l’addetto stampa o responsabile della comunicazione (oggi) ha gli stessi doveri ma anche diritti degli atleti, perchè l’addetto stampa con il lavoro che svolge da la possibilità ad una società di poter prendere sponsor anche importanti, di salire all’onore delle cronache, di poter diventare un nome, quindi l’addetto stampa ha gli stessi doveri ma anche diritti dei giocatori, ed in tanti casi dovrebbero essere trattati con maggior rispetto, perché un giocatore ti può far vincere, ma un addetto stampa con il suo lavoro può metterti nelle condizioni di prendere sponsor, e quindi soldi che possono contribuire non solo al mantenimento della società ma anche al suo futuro.

Ambizioni
Sono sempre stato una persona ambiziosa, e non mollerò mai, l’obiettivo o il sogno sarebbe quello di poter arrivare in una testata o tv anche di medio livello (sud – Italia), al tempo stesso mi piacerebbe in futuro lavorare come responsabile della comunicazione per team di categorie importanti, mi auguro che tali sogni o speranze, possono concretizzarsi nel giro di poco. Ovviamente per riuscirci servono: impegno, tenacia e voglia di lavorare, ma come detto purtroppo in tanti casi anche il fattore “R”, personalmente mi auguro di arrivarci solo con le mie forze, come accaduto diversi anni fa quando collaborai con il settimanale nazionale calcio di C e D, ed arrivai a tale traguardo solo con le mie forze.

Le 5 cose che un addetto stampa non deve MAI scrivere in un articolo
A mio giudizio un addetto stampa in ogni articolo non deve:
1) mai guardare la squadra con gli occhi dell’addetto stampa, ma deve farlo con quelli del giornalista
2) mai omettere la verità
3) mai proteggere quando non è il caso
4) mai accettare suggerimenti da dirigenti o giocatori: mai accettare il famoso “tu devi scrivere questo o non devi scrivere questo”
5) ed ovviamente mai essere di parte: certo non è facile, ma a mio giudizio prima di essere addetto stampa devi essere giornalista.

Best 5
1) Scimenes
2) Romulo
3) Rakhimov
4) Cirilo
5) Pula
All) Faustino Perez




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1)
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4) Mercoledì 24 Novembre. "Vita da Addetto Stampa". Clicca Qui.
5) Mercoledì 1 Dicembre. "Vita da Under". Clicca Qui.
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GENNAIO & FEBBRAIO
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16. Mercoledì 2 Marzo. “Vita da Mister".
17. Mercoledì 9 Marzo. “Vita da Numeri1".
18. Mercoledì 16 Marzo. “Vita da Bomber".
19. Mercoledì 23 Marzo. “Vita da Presidente".
20. Mercoledì 30 Marzo. “Vita da Capitano".
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