Il Futsal a 360° - N° 4

Giovedì, 25 Novembre 2010
Vita da Addetto Stampa

Se il compito di “dar voce” ad una Società di Calcioa5 spetta all’addetto stampa, a costui chi gli dà voce? Per una volta tanto invertiamo i ruoli: cosa si nasconde dietro la vita di un Addetto Stampa? Quali e quanti sacrifici fanno ogni settimana questi ragazzi? A cosa ambiscono ? Chi li tutela?


Il Sabato sera? Ovvio, davanti al Pc!Viaggio a 360° alla scoperta di una delle più recenti (ma non per questo meno interessante) realtà del Futsal Italiano: il mondo degli Addetti Stampa! Sacrifici, sogni e ambizioni. Cosa deve fare, o non fare, un addetto stampa? Quali sono le sue aspirazioni? Lo abbiamo chiesto a Nicola Ciatti (Cornedo C5), Gianluca Valente (Bisceglie C5), Valerio Fiume (Ferramati Fasano), Ornella Amato (Real Molfetta) e Claudia Di Dio (Fuente Foggia).




NICOLA CIATTI
Cornedo C5
(Serie C1 - Veneto)

I primi “passi”.
Fin da piccolissimo ho sempre avuto la mania di togliere l’audio alle telecronache delle partite in tv per provare a farle io… Ho iniziato trovando per terra un bigliettino che diceva “Vuoi diventare giornalista radio televisivo?”: l’ho raccolto, sono andato ad un provino con una tv locale e presto mi sono trovato a Milano a fare uno stage con alcuni dei più grandi giornalisti televisivi d’Italia. Appena tornato ho iniziato a scrivere per il giornalino della mia città, poi per un paio di quotidiani, e piano piano mi sono avvicinato al ruolo di addetto stampa. La mia storia da addetto stampa è iniziata andando a vedere un allenamento di una squadra femminile di calcio a 5, il Torrebelvicino, in cui giocava una mia amica. Mi è piaciuto molto l’ambiente, ed ho così iniziato a dar loro una mano in quanto visibilità. Il mio sogno nel cassetto da ragazzino era quello di diventare l’addetto stampa della mia squadra del cuore, il Vicenza, ma quanto c’è stata realmente la possibilità di realizzarlo mi sono reso conto che i miei obiettivi erano cambiati. Mi ero ammalato di “futsalite-acuta”: infatti poco dopo ho iniziato a scrivere per ItaliaCalcioa5, che ritengo ancora oggi uno degli strumenti mediatici più utili che il futsal abbia avuto finora, per poi passare dietro la scrivania del Cornedo Calcio a 5, di cui sono addetto stampa da otto anni, e responsabile del settore giovanile da quattro

Passione o Professione.
Ormai è diventato un lavoro a tutti gli effetti, perché abbinando i due ruoli occupa gran parte della mia giornata. Coordinare l’attività di oltre 230 bambini e ragazzi non può essere fatto a tempo perso, va programmata e serve una organizzazione societaria che ti permetta di farlo al meglio. Il mio ruolo di responsabile del settore giovanile mi porta a dover organizzare al meglio ogni singola giornata, affinché il lavoro di tutti i tecnici, dirigenti e giocatori sia ottimizzato. Dal trasporto alla prenotazione campi, alla preparazione del materiale da gioco alla parte comunicazione: insomma, una giornata a tutto futsal. Nello specifico del ruolo di responsabile della comunicazione curo il sito web, con commenti e presentazioni di tutte le partite delle nostre 11 squadre (siamo una delle poche scuole calcio in Italia che abbina l’insegnamento del calcio e del futsal), settimanalmente creo un magazine da distribuire al palazzetto, e durante le partite casalinghe ricopro il ruolo di speaker. Come dicevo prima sono un malato di questo sport, e la sfera della passione si è riuscita a combinare benissimo con quella della professionalità. Sono però tanti i sacrifici che richiede questo ruolo, ormai non ricordo un weekend libero da anni… ma quando lo si fa con passione ogni cosa diventa secondaria, e anche fare quattro trasferte in tre giorni diventa un piacere

Gioie e Dolori.
Le soddisfazioni più grandi le ho vissute per tanti anni in diversi palazzetti d’Italia, d’Europa e del Mondo, seguendo i principali avvenimenti calcettistici per ItaliaCalcioa5: ho condiviso un’esperienza unica ed irripetibile con una persona squisita che ora non è più con noi, ma che ringrazierò per tutta la vita per avermi trasmesso la passione per questo mondo. Assieme a Salvatore Ticli, Mimmo Lacquaniti, Simone Scolari e tutti gli altri matti che hanno vissuto con me quell’esperienza, credo di aver vissuto delle soddisfazioni incredibili. Come addetto stampa, a livello di club, ho vissuto la cavalcata del Cornedo fino ai vertici della Serie A2 e la sua attuale rinascita basata sul settore giovanile e femminile. Grandi soddisfazioni sono state la vittoria del Campionato Regionale Femminile e della Coppa Italia Maschile l’anno scorso. La delusione più grande riguarda invece l’essere stato ad un passo di riuscire a ricreare un portale web tutto di calcio a 5, ma essere frenato da problemi di salute che mi hanno impedito di concentrarmi come sarebbe stato necessario al progetto. Tu, Carlo, lo sai bene, visto che saresti stato uno dei nostri…

Tra sogno e realtà.
Penso di aver raggiunto la piena soddisfazione personale e professionale in questo sport: mi trovo in una società che credo sia unica in Italia per quanto riesce a coinvolgerti, coordino un gruppo di lavoro di circa 30 persone e ho il piacere di gestire 11 squadre e circa 200 ragazzi. Sono davvero felice poi che la mia società sia stata una delle prime, forse la primissima, a creare una scuola calcio che abbini l’insegnamento di futsal e calcio allo stesso tempo in un percorso didattico-formativo che sfrutta le peculiarità dei due sport. Come ti dicevo all’inizio l’obiettivo era arrivare all’Ufficio Stampa del Vicenza Calcio, la squadra della mia infanzia, ma credo di aver trovato in questo contesto la mia dimensione. Per essere pienamente soddisfatto penso manchi qualche ulteriore segnale di crescita di questo sport che si sta espandendo a vista d’occhio, ma necessita ancora di tanti piccoli miglioramenti per essere considerata a tutti gli effetti una disciplina sviluppata

La Barzelletta dei Diritti.
Penso che la situazione dalle mie parti sia leggermente differente da quella che stai vivendo tu caro Carlo. Qui in Veneto i giornali ti offrono i contratti a progetto, contratti di collaborazione coordinata e continuativa, ti pagano (poco)… ma un minimo di tutela c’è. Non molto, nel senso che prima di essere assunto devi avere la classica “spintina” come dappertutto... Poi al di là dei quotidiani, esistono le collaborazioni coi mensili e i settimanali: qui tante parole, ma soldini nemmeno l’ombra. Il perché è semplice: il nostro sport non è ancora considerato vendibile dagli editori, quindi quando ti presenti per scrivere di qualche realtà ti viene chiesto di pagare lo spazio, al pari di una semplice pubblicità. E’ un cane che si morde la coda: se non hai visibilità non cresci, ma non riesci ad avere visibilità perché sei ancora troppo piccolo…

Se questo sport interessa solo ad una ristretta nicchia di persone, sarà difficile vederlo in quotidiani di un certo spessore, tv nazionali e radio nazionali. Di conseguenza, per vedere il calcio a 5 lo si deve pagare, ma la gente, pur essendo appassionata, è restia a spendere soldi per la comunicazione, e mi riferisco sia alle società che agli appassionati. Dobbiamo renderci conto che chi scrive di futsal scrive di una parte molto piccola di giornalismo, non deve pensare di fare tanti soldi con questo sport, quindi deve essere spinto al 90% dalla passione e dalla voglia di dare un tocco personale nella comunicazione di questa disciplina che amiamo


Ambizioni.
L’ambizione è quella di dare il mio massimo per far crescere il futsal a livello giovanile, e lo farò nel doppio ruolo di dirigente e di addetto stampa. Il massimo sarebbe riuscire a vedere tra qualche anno una nazionale fatta di tutti giovani italiani cresciuti nei nostri settori giovanili. Credo che più ci sarà spazio ai nostri ragazzi, più verranno valorizzati dalle società, e più ci potrà essere spazio nei programmi televisivi, radiofonici per il nostro sport. Sull’argomento ambizioni, ci tengo a sottolineare una cosa: quest’estate ho avuto un’opportunità bellissima di vivere un’esperienza importante a livello di comunicazione nel mondo del futsal nazionale, ma come dicevo prima da qualche mese non sono nelle migliori condizioni di salute ed ho dovuto fare un passo indietro

Le 5 cose che un addetto stampa non deve MAI scrivere in un articolo
Segue...

Le 5 cose che un addetto stampa cambierebbe di questo “Mondo”
Segue...




GIANLUCA VALENTE
Bisceglie c5
(Serie A1)

I primi “passi”.
I miei primi passi nel Futsal partono con la carica di addetto stampa del Bisceglie C5 ricevuta nell’agosto del 2005. A quei tempi scrivevo per un giornale locale seguendo le sorti della squadra, di cui sono tifoso sin dalla promozione in B. Sono un grande appassionato di sport ed avere la possibilità di lavorare per una squadra di calcio a 5 importante come il Bisceglie, mi inorgogliva e stimolava al tempo stesso. All’inizio avevo qualche timore, ma credo che sia l’approccio migliore per fare bene in tutto, la superbia spesso nuoce.

Passione o Professione.
La mia è una passione smisurata per la squadra, che deve obbligatoriamente essere affiancata dalla professionalità, che cerco di mettere in qualsiasi cosa faccia. In pratica curo tutta l’area stampa della prima squadra e delle giovanili. Gestisco il sito ufficiale del club, cosi come imposto e scrivo il “gazzettino neroazzurro”, un foglio interno che distribuiamo al PalaDolmen il giorno della partita. Monitorizzo la situazione riguardante manifesti e la parte fotografica, gestendo i rapporti in prima persona. Inevitabilmente tutto questo significa dedicare molto tempo della mia settimana al club. Forse al sabato sono meno oberato di lavoro perché sapendo già i tempi e le cose da fare vado in automatico. Certo sacrifici ne ho fatti tanti per il Bisceglie, come allungare il mio percorso universitario. Spero di non tralasciare mai nulla per questa mia passione, è un impegno che ho preso con me stesso.

Gioie e Dolori.
Se guardo un attimo al passato mi viene subito in mente la vittoria della Coppa Italia Under 21 nel 2009 e la grande vittoria della scorsa stagione in casa dei futuri campioni d’Italia del Montesilvano, una gioia immensa Personalmente credo di aver creato un buon “orticello” attorno a me. Sono in ottimi rapporti con tutti i colleghi e addetti ai lavori del settore. Attestati di stima mi capita di riceverne mentre nel 2005 fui premiato tra i migliori giornalisti sportivi della mia zona. La delusione più grossa, sportivamente parlando, è senza subbio non aver vinto gara 2 di semifinale scudetto della scorsa stagione a Montebelluna contro la Marca Futsal. Eravamo ad un passo dalla finale e non ci siamo riusciti. Un grande rammarico. A livello personale le delusioni ti si presentano di fronte quando fai di tutto per far bene il tuo lavoro e magari non hai il giusto riconoscimento.

Tra sogno e realtà.
Onestamente quando comincio un percorso, di qualsiasi tipo esso sia, non faccio mai voli pindarici ma bado alla sostanza ed al quotidiano. Certo credevo che negli anni il movimento Futsal si evolvesse più rapidamente, con maggiore professionalità ed organizzazione . Cosi non è, quindi spesso ti trovi a lavorare in situazioni difficili raddoppiando i tuoi sforzi senza essere ricompensato a dovere.

La Barzelletta dei Diritti.
Se un giorno qualche coraggioso di turno farà un manuale degli addetti stampa di Futsal, credo userà una pagina per i diritti, mentre tutto il resto parlerà dei doveri. Spesso si dice che il movimento è giovane , gli anni comunque passano e non si è giovani per sempre. Penso più che altro che il nostro settore sia molto volenteroso ma poco competente, soprattutto perché non vengono forniti i giusti mezzi a riguardo. Molti giornalisti non sanno le regole del gioco, non conoscono gli schemi tattici di base e soprattutto non conoscono i calcettisti. Un paradosso? No se il tutto lo si fa come un hobby e soprattutto la paga è da fame. Credo che il problema in definitiva sia culturale. Per i presidenti è meglio spendere 100 per un giocatore e 5 per l’addetto stampa che magari 70 e 30.

Ambizioni.
Senza ambizioni cosa si vive a fare? Devi darti un obbiettivo nella vita, senza però diventarne succube e vivere solo ed esclusivamente per esso. Certo personalmente mi piacerebbe continuare in questo ambiente e se i compensi fossero migliori anche continuare a fare l’Addetto stampa. Lavoro già in una tv locale (TeleDehon) come telecronista, è una strada che mi piace molto e se un giorno qualche grande tv nazionale (SKY…) dovesse acquistare i diritti del Futsal mi piacerebbe essere uno dei telecronisti a disposizione. In tutto, l’esperienza è importante. Le cose giuste da fare e quelle sbagliate da correggere, tutto serve a crescere.

Le 5 cose che un addetto stampa non deve MAI scrivere in un articolo
1) Non deve mai essere sfacciatamente di parte
2) Non deve aizzare ad atti violenti
3) Non deve offendere gli altri (allenatori, giocatori, presidenti, colleghi)
4) Non deve perdersi in lungaggini (sennò il lettore scappa o si addormenta)
5) Non deve essere banale


Le 5 cose che un addetto stampa cambierebbe di questo “Mondo”
1) La paga
2) La poca considerazione
3) Quasi tutti i palazzetti, privi di una postazione stampa
4) Gli spazi sui cui apparire, troppo esigui.
5) La poca compattezza, per farsi sentire ai piani alti…





VALERIO FIUME
Ferramati Kad3 Fasano
(Serie A2)

I primi “passi”.
Sono entrato a contatto col mondo del calcio a cinque nel 2003 grazie a mio padre (Giovanni Montanaro, vicepresidente della Ferramati Kad3, ndr). Il diverso cognome è dovuto – diciamo così - a un disguido burocratico. Quell’anno lui fondò l’Atletico Fasano che disputò il campionato di serie D. A dire il vero la mia passione per questo sport non è nata subito. Vedevo qualche partita, ma niente di più. Poi due anni fa mi propose di fare l’addetto stampa per il Biancazzurro, società di cui nel frattempo era diventato direttore generale. È stato allora che ho iniziato a occuparmene seriamente. Mi ero avvicinato al giornalismo da alcuni mesi e mi sembrava un’ottima occasione per fare esperienza in ambito sportivo.

Passione o Professione.
Diversi, direi. Dobbiamo considerare che, mentre negli sport maggiori - dove esiste un circuito mediatico molto ampio – l’addetto stampa e il corrispondente rappresentano figure separate, nelle discipline meno popolari di fatto coincidono. Per questo nel calcio a cinque gli addetti stampa quasi sempre sono gli unici referenti sia delle testate di settore che di quelle generaliste, locali e nazionali. È indubbiamente un lavoro stimolante che, se fatto bene, porta via molto tempo. La passione è fondamentale e ti dà la forza per migliorare professionalmente.

Gioie e Dolori.
A livello di club senz’altro la promozione in A2 dello scorso anno. Una vittoria indimenticabile soprattutto per come è arrivata. Perdere il campionato a tre giornate dalla fine e vincere i play off può farlo solo una grande squadra. A livello personale mi capita abbastanza spesso di ricevere i complimenti degli addetti ai lavori ma anche dei semplici appassionati. La cosa naturalmente mi fa molto piacere, oltre a spingermi ad andare avanti. Il dolore più grande penso che per tutti noi della società sia stata la morte di Nicola Marsiglia. Nicola era un ragazzo dell’under 21. Poco più di un anno e mezzo fa, mentre tornava a casa dopo una serata passata con gli amici, fu investito da un uomo che guidava sotto effetto di alcol. Aveva diciotto anni, una vita davanti. Al Salvemini c’è uno striscione che lo ricorda ed è bello vedere i suoi compagni tutte le volte in cui segnano andare ad abbracciarlo idealmente dietro le panchine.

Tra sogno e realtà.
Francamente all’impatto con questo mondo ero già preparato. Intanto perché, come dicevo prima, ci sono arrivato tramite mio padre. Poi ho avuto anche la fortuna di avere dei bravi maestri di giornalismo. Persone che mi hanno subito mostrato la realtà senza ipocrisie e nello stesso tempo mi hanno insegnato a credere nelle cose che si fanno. Io non separerei i sogni dalla realtà. Ayrton Senna una volta disse che “sognare è necessario purché nel sogno si intraveda la realtà”. Basta trovare il giusto equilibrio.

La Barzelletta dei Diritti.
Di certo in Italia non stiamo messi bene. Il settore è inflazionato e la strada è lunga e impegnativa. Chi vuole intraprendere la carriera professionistica quasi sempre è costretto a sborsare fior di quattrini (ammesso che possa permetterselo) per poi - alla fine di tutta la trafila - ritrovarsi comunque senza un contratto. D’altronde, secondo gli editori, il professionista costa troppo. Così preferiscono assumere pubblicisti che in molti casi però non hanno avuto modo di formarsi adeguatamente. Se a questo aggiungiamo che i giornalisti vengono scelti per cooptazione, è ovvio che la qualità dell’informazione peggiori. Il problema secondo me è innanzitutto culturale e riguarda allo stesso modo i grandi gruppi editoriali e le piccole realtà di provincia. Pensando al nostro ambito, è piuttosto triste notare che molti dirigenti (non tutti per fortuna) sembra non abbiano il minimo rispetto per un lavoro che probabilmente non considerano neppure tale. Occorrerebbero le capacità giuste per gestire al meglio una società sportiva. Essere competenti e saper guardare oltre. Tutte qualità che non si trovano al supermercato. In ogni caso, ai ragazzi che si affacciano al giornalismo, dico sempre “non lasciatevi scoraggiare, se ci credete davvero andate avanti".

Ambizioni.
E lo vengo a dire a voi? Scherzo. Be’, lavorare per un grande testata non sarebbe una cattiva idea. Va detto comunque che un buon giornalista non può imparare il mestiere interessandosi solo di sport ma deve essere disposto a occuparsi di tutto. Ad esempio, io in questo periodo seguo principalmente la cronaca nera e giudiziaria. Domani magari mi toccherà scrivere di rugby o di conflitti mediorientali. Chissà. Se il calcio a cinque mi tornerà utile? In effetti mi sta già tornando utile. Si conosce tanta gente del settore. E poi a prendere appunti durante le partite ormai sono una scheggia (ride, ndr).

Le 5 cose che un addetto stampa non deve MAI scrivere in un articolo
Facciamo tre cose:
1) Intanto un buon addetto stampa, sebbene rappresenti in qualche maniera la voce della società e dei tifosi, deve comunque sforzarsi di mantenere una certa obiettività. Certo, il confine con l’essere parziali spesso è molto sottile, ma con un po’ di pratica e di buon senso si impara a riconoscerlo.
2) Non deve rendere pubblici problemi che riguardano lo spogliatoio o la dirigenza. In ogni caso amplificarli è inopportuno.
3) Non deve infarcire i propri comunicati con aggettivi, avverbi, gerundi, preposizioni e tutto quanto contribuisce ad appesantire il testo. Il lettore si conquista con la sintesi e la chiarezza.


Le 5 cose che un addetto stampa cambierebbe di questo “Mondo”
Anche qui facciamo tre cose:
1) Gli articoli scritti con i piedi. Questo compito lasciatelo a chi lo sa fare.
2) Il campanilismo regna sovrano. Una maggiore interazione tra le varie realtà regionali, al di là degli impegni con gli sponsor, aiuterebbe l’intero movimento a crescere.
3) L’orrenda abitudine di ricavare al telefono giusto quelle due informazioni che servono a scrivere un trafiletto sulla gara. Venite al palazzetto, il futsal è troppo bello per essere solo raccontato.





CLAUDIA DI DIO
Fuente Foggia
(Serie B girone D)

I primi “passi”.
Dunque, posso affermare con assoluta sicurezza che, da quando mi accompagna la memoria, alla domanda “Cosa vuoi fare da grande?” ho sempre risposto “La giornalista”. Non so neanche il perché, ma ricordo come fosse ieri che non ho mai pensato di fare altro nella vita, se non questo. Non ho mai cercato alternative, non ho mai avuto un dubbio. E da sempre il mio passatempo era descrivere in parole quello che vedevo, sentivo e osservavo. Una vera gioia per una ragazzina di dieci anni, eh?! Il passaggio al futsal, poi, è stato quasi casuale, ma del tutto naturale. E’ accaduto tutto nel 2006, quando, costituendo l’A.s.d. Queens Foggia, squadra di calcio a 5 femminile in cui tutt’ora milito, in maniera inevitabile ognuno di noi ha messo in campo le proprie propensioni, e quindi io ho cominciato a curarne la comunicazione, mettendo a frutto così, per la prima volta, anche i miei studi universitari. La prima esperienza in campo maschile, invece risale a due stagioni sportive fa, quando mi chiamò il Real Foggia, con cui sono stata appunto due stagioni, mentre da quest’anno seguo la Futsal Fuente Foggia nel campionato di serie B, che ringrazio davvero per la grande fiducia che ripongono quotidianamente nel mio operato.

Passione o Professione.
Non riesco a dare una risposta in percentuale a questa domanda. Ossia, mi viene da dire che passione e professione si mescolano entrambe al 100% nelle cose che faccio. Forse sembra assurdo come discorso, ma avendo concluso proprio lo scorso fine settimana il mio primo ciclo di studi universitari proprio in scienze della comunicazione, quello che faccio ha alle spalle una formazione, ed è ciò che vorrò fare nella mia vita. Ma anche la passione è viva al 100%, perché il Futsal è la mia passione allo stato assoluto: giocato, visto, tifato, studiato. Non riesco a immaginare proprio la mia vita senza il calcio a 5. Ed è solo per questo che tutti i sacrifici fatti, non li considero nemmeno come tali, perché per me sono un modo per mettermi completamente e, ogni volta, alla prova. L’impegno che ci metto è tanto, ma come detto, per me non è un sacrificio. I miei compiti, attualmente, sono di curare la comunicazione della Futsal Fuente, dalla prima squadra al settore giovanile, quindi fare in modo che le gesta dei miei Blancos vengano diffuse il più possibile. Non c’è un tempo stabilito, cerco di dare sempre quel che serve, nel momento giusto. Il sabato sera al pc? Si, necessariamente. Ma per me anche questo è la normalità: dovendo giocare con le Queens la domenica mattina, da brava atleta comunque la vigilia si sta a casa tranquilli.

Gioie e Dolori.
Credo che le soddisfazioni più grandi, per chi scrive, siano principalmente due. Sarò romantica, ma la prima per me è vedere un’emozione nascere negli occhi di chi legge. Sono, infatti, seriamente dell’idea che un addetto stampa non debba eccedere troppo nei complimenti, o nelle esternazioni, ma tenere un tenore di comunicazione quasi sempre lineare. Dico quasi, perché invece certe volte sta bene coccolare un po’ i protagonisti, gratifica anche loro per lo sforzo che settimanalmente ci mettono, ma sempre senza esagerare. La seconda soddisfazione, invece, è quando mi arrivano i complimenti per l’imparzialità degli articoli che scrivo, come quando una volta un collega mi ha detto “scrivimi tu qualcosa, io mi fido del tuo giudizio”. E’ vero che siamo la voce di una società e che quindi la nostra visione debba necessariamente essere un po’ “di parte”, ma chi mi “assume” lo sa che non riuscirei mai a scrivere qualcosa di diverso da quello che vedo, perciò se la mia squadra non ha brillato, in un modo o nell’altro lo terrò presente. Sono una sportiva anche nella vita, le giustificazioni non mi sono mai piaciute molto. Ecco, le delusioni più grandi sono quando questo mio modo di interpretare il mio essere addetto stampa non viene recepito, ma ognuno è libero di darsi voce come ritiene più opportuno, e la scelta fa parte del nostro essere umani.

Tra sogno e realtà.
Credo di avere un approccio molto reale e diretto verso quello che faccio. Quello che ieri era un sogno, oggi è la mia realtà. Mi sveglio la mattina e raggiungo la redazione del giornale per cui collaboro; torno a casa, accendo il pc e scrivo, perché tra Fuente e Queens, il lavoro da fare non manca mai. Oggi questa è la mia vita, e me la sento perfettamente cucita addosso. Ho scoperto che molti luoghi comuni, sono appunto tali, altre sono delle realtà. In generale, però, posso dire che è un ambiente in cui, se si vale veramente, prima o poi si ha modo di dimostrarlo, perché ognuno è artefice del proprio destino. Cosa mi manca per essere pienamente soddisfatto? La certezza che la mia vita sarà sempre così. Ma non aspetto questa certezza con ansia, perché solo il futuro potrà dirmi come sarò di qui a dieci anni; io, di mio, però, cercherò di farmi trovare sempre pronta a tutto.

La Barzelletta dei Diritti.
Sinceramente, credo che a volte si faccia molta confusione in merito. Sono dell’idea che non spetta alle società sportive essere il viatico per l’iscrizione all’albo dei giornalisti. Cioè, è praticamente impossibile che una società possa registrare in tribunale una testata giornalistica, e, da praticante e dirigente nel calcio a 5 femminile, lo ritengo anche abbastanza inutile. Le palestre per accedere agli albi, devono necessariamente essere tutt’altre, ossia redazioni in cui si possa davvero apprendere il mestiere del giornalista, che non è ormai più semplicemente lo “scrivere gli articoli”. Il problema, secondo me, è che invece oggi, grazie ad internet e alle nuove tecnologie, è idea comune che la comunicazione sia una cosa per tutti. Il che è vero, tutti possiamo comunicare, ma chi lo fa senza studiarla, chi lo fa perché “so usare bene il computer”, inevitabilmente fa un torto a chi invece vuole fare di questo una professione. Sono leggi di mercato che esistono in tutti i campi, e che portano, secondo me, tutti i problemi dei “diritti” di cui parli: se io ad una società sportiva propongo un certo lavoro con un certo costo, e dopo di me si offre un altro a costi inferiori, io non mi sento di biasimare del tutto le società che spesso cercano di risparmiare, visti i tempi che corrono. Perché penso anche che le differenze poi si vedono, e, come detto prima, chi vale trova il suo posto. Io fino ad ora, da quando ho deciso di percorrere seriamente questa strada, non mi posso lamentare. Anche perché, per carattere, non mi piace farlo.

Ambizioni.
Il mio desiderio più grande, oggi, è poter affermare di essere in grado di poter fare questo mestiere nella vita. Credo che sapere di poter diventare ciò che si è sempre voluto fare, sia una grande soddisfazione. So con certezza che quanto fatto fino ad adesso nel futsal è ciò che più mi ha formato nell’ambiente giornalistico, credo davvero che senza le Queens che mi hanno permesso di mettere in pratica ciò che volevo fare, non sarei chi sono adesso. L’esperienza di quest’anno, poi, mi sta formando ancora di più, sotto ogni aspetto. Non sono, però, abituata a pensare ciò che sarà domani. Vivo ciò che faccio, ogni giorno, sempre al massimo del mio impegno. Al futuro, non pongo mai né limiti né obiettivi.

Le 5 cose che un addetto stampa non deve MAI scrivere in un articolo
1. Eccedere nei complimenti e nelle esaltazioni.
2. Avere il coraggio di mettere in luce gli aspetti negativi.
3. Ridurre una larga sconfitta ad un errore arbitrale.
4. “Modificare” secondo il proprio bisogno ciò che è la realtà.
5. Le mancanze di rispetto verso gli avversari e le altre società.


Le 5 cose che un addetto stampa cambierebbe di questo “Mondo”
1. Vorrei che ci fosse più visibilità nelle tv e sui quotidiani.
2. Vorrei, quindi, che non solo il Web fosse la tana del futsal.
3. Vorrei che qualcuno, magari dalla Divisione, istituisse dei corsi di formazione per fare questo mestiere. E farlo bene.
4. Vorrei che fosse più semplice avere tutti gli strumenti necessari per svolgere al meglio questo lavoro.
5.
Vorrei la sicurezza di credere che saremo qui, quando le cose cambieranno davvero.In meglio!




ORNELLA AMATO
Real Molfetta
(Serie B girone F)

I primi “passi”.
I miei primi passi sono bizzarri, e anche tanto! La verità è che non ho scelto io questa strada, mi ha scelta lei. Il mio amore per questo sport mi da voce. Da tutta la vita amo il calcio, poi grazie a una delle persone per me più importanti ho per caso conosciuto il mondo del Futsal; il perché di questo sport me l’ha insegnato lui, dopodiché, arrivare a renderlo buona parte della mia vita è stato facilissimo. E poi amo scrivere, la razionalità un po’ mi appartiene, quindi diciamo che se la matematica non è una opinione, anche se per me lo è, almeno non stono! Ho iniziato per gioco con commenti da tifosa alle partite, poi ho ricevuto la proposta di scrivere per un sito importante nel mio paese, ed infine eccomi qui, scrivo ancora per loro, scrivo per il nostro sito ufficiale, e cerco di divulgare quanto più possibile…

Penso spesso che da quel giorno sono ricca! Il mio sogno l’ho vissuto prima ancora di desiderarlo, senza immaginarlo...eccolo qui.

Passione o Professione.
Caspita il mio compito.. Hai la domanda di riserva?

Io sono un dirigente della mia società, sono con lei da ormai 4 anni, e solo da un paio scrivo per lei. Dire che sono addetto stampa è davvero dire tanto, non so quale sia il giusto livello di preparazione per potersi definire tale, ma, almeno io, ho ancora tutto da imparare. I miei compiti, a parte quello di scrivere, me li son definiti pian piano da sola; sono con la mia squadra ogni qual volta ci sia la mia squadra. Accompagno, assisto, ascolto, scrivo, lavo, raccolgo, trasporto, mi preoccupo e cerco sempre di dare loro tutto quello che ho. Quindi è solo passione. Ricevendo soldi in cambio non è detto che questa diminuisca in favore del “distacco professionale” , ma almeno io non ne ho mai chiesti.

Il mio sabato sera, tutti i miei giorni, iniziano e finiscono stracolmi di cose fatte e da fare, e spesso il sabato sera o addirittura la domenica è difficilissimo trovare lo spazio per scrivere se per esempio lavoro. Tra l’altro, ancora più difficile è imporsi di scrivere nell’unico momento utile. L’ispirazione! Il tempo sottratto è comunque tempo usato bene, e quando riesco a farlo mi maledico per non aver provato prima questo piacere. Scrivo due volte a settimana per il mio sito e la mailing list, e altre due per il sito della mia città, in pratica scrivo degli stessi argomenti in parole diverse … difficile credetemi! Forse questo è l’unico sacrificio ma, sul serio, amo farlo.

Gioie e Dolori.
Ho vissuto tante vittorie bellissime, play off, traguardi nazionali. Stessa cosa per la nostra Under 21, ho visto salire la mia squadra fin dove è adesso, ma mai dimenticherò la sensazione che ho provato in un momento di adrenalina pazzesca. Tre anni fa, eravamo in C1, recuperammo una partita nel periodo natalizio, giocammo fuori casa contro la Capolista, FG Castellana. Era sera, un campo all’aperto e un diluvio esemplare. Che incalzò. Ma si giocò lo stesso. Non si vedeva ad un palmo di distanza, c’era un pullman di tifosi al seguito che incitavano dietro i vetri, ed io seguii tutta la partita aldilà della rete. Una doccia di due ore. Ma ero lì incurante dell’acqua, della voce persa, della febbre dei giorni dopo; quel giorno i ragazzi in campo fecero un’impresa. Sotto di due gol … ne facemmo tre. Vincemmo. Eravamo noi la nuova capolista. Si commenta da se

La mia gioia personale me l’ha data 4 giorni fa uno dei nostri ragazzi, ha pianto per delle parole che gli ho scritto, parole di stima e di cuore. Loro sono la mia seconda famiglia. Per il resto..beh, questa intervista! Non avrei mai pensato di giungere a tanto! Delusioni e dolori, quelli arrivano, è giusto che sia così. Arrivano quando ti soffiano la vittoria di un campionato per un punto, arrivano quando perdi per 7 a 1 da capolista contro ultima, arrivano affinché il risveglio sia ancora più bello.

Tra sogno e realtà.
Quando sono approdata qui non immaginavo quale sarebbe stato il mio percorso, ho sempre vissuto al momento tutte le mie cose. Io studio per laurearmi, questa realtà rappresenta tutto il tempo che mi rimane dopo il primo impegno, ma è quella che più amo. E so che avendo vissuto solo questa, non ho la stessa capacità risolutiva di chi per mestiere vive l’esperienza a 360°. Senza aspettative ho preso solo coscienza, e conoscenza. E’ tutto un gran bel “di più”. Che però mi ha aperto un mondo immenso, nel capire cosa sia davvero lo sport, nell’avvicinarmi a nuove culture, nel rapportarmi agli altri. E’ una soddisfazione. Che altro potrei chiedere?!

…e qui molti si ripeteranno: ma chi se ne frega! E’ giusto, ma forse quello che faccio io lo fanno tanti altri, è bello capire come lo stesso aspetto di una questione abbia mille strade diverse. Einstein aveva ragione: e mi pare pure ovvio caspita!

La Barzelletta dei Diritti.
Ora, dopo tante parole pesanti, passo a qualcosa di divertente: la barzelletta dei diritti! ...forse però mi riesce meglio quella dei rovesci!

Non so quali siano i miei diritti di “addetto stampa”, so solo che dovrei cercare di più di prendermi i miei diritti di persona che dà una mano, che ci mette impegno vero e che a volte non viene messa alla pari di chi invece, al posto dell’impegno, mette i soldi. Tanti me lo ripetono sempre. Hanno ragione. La cosa che mi rincuora è il ritorno umano e la crescita personale che questa esperienza mi regala. I soldi servono tanto, ma non in questo caso. E in effetti questa possibilità mi è stata regalata. La prendo e ringrazierò sempre.

Sappiamo tutti che nel mondo del Futsal siamo ancora lentamente agli inizi, così come in molti sappiamo e speriamo che forse un domani saremo stati noi i primi, quando tutto ciò sarà grande. La nostra voce serve a questo, sfruttiamola. Lì dove una cultura diversa è radicata, è difficilissimo piantare un altro seme; estirpare il primo, manco a parlarne! Non sia mai. Ma almeno proviamo a innaffiare la piantina, prima o poi per forza esce un fagiolino.

Ambizioni.
Quello a cui punto io è la mia coerenza. Non lo sono molto nel resto delle cose, ma in questa si, ce la metto tutta. Chi mi conosce bene (molto pochi) lo sa. Forse tutto questo mi sta cambiando in meglio. Ed il mio desiderio più grande oggi è quello di veder vincere la mia squadra sabato, lunedì sarà il mio compleanno! A volte sogno di prendere parte a programmi sportivi chiaramente, anche perché seguo solo quelli, ma di farlo con estrema cognizione di causa. Ecco, questo vorrei tanto, poter sostenere un confronto sulla base di una reale conoscenza del settore calcistico. Ci arriverò.

Intanto quello che vivo ora mi serve a crescere, eccome. Le conoscenze più illustri si basano su una buona preparazione elementare, da che mondo e mondo.

Le 5 cose che un addetto stampa non deve MAI scrivere in un articolo
1) MAI avvilire, in caso di sconfitta, la propria squadra e prestazione.
2) MAI essere ingenui: l’arte della retorica ti consente miracoli, puoi abilmente scrivere NO utilizzando “non si”.
3) MAI mostrare di essere di parte a discapito di un equilibrio dovuto delle parti. La credibilità va tutelata.
4) MAI non mantenere un equilibrio nei periodi, rendendoli troppo cadenzati o non accattivanti.
5) MAI dilungarsi inutilmente.


Le 5 cose che un addetto stampa cambierebbe di questo “Mondo”
Io non cambierei nulla nel mondo del giornalismo “Futsaliano”. Cambierei qualcosa nel mio perché vorrei imparare da chi “addetto stampa” lo è sul serio. Incentiverei l’informazione, questo sicuramente. E desidererei che tanti Carlo De Sandoli prendessero belle iniziative del genere, che ti regalano spazio prezioso per aprirti al tuo mondo. Certo è che, finché al Tg sentiremo parlare di moda e gossip calcistici, piuttosto che di Futsal in crescita, allora i nostri sforzi rimarranno solo nostri!
Questo articolo è stato letto 4826 volte.

Galleria immagini

Vai alla rubrica Il Futsal a 360° »

Altri articoli in questa rubrica

Lunedì, 27 Maggio 2013
Sabato, 19 Marzo 2011
Venerdì, 11 Marzo 2011
Sabato, 5 Marzo 2011
Domenica, 27 Febbraio 2011
Venerdì, 18 Febbraio 2011