Il Futsal a 360° - N° 1

Sabato, 6 Novembre 2010
Vita da Sudamericano

Quando un calcettista sudamericano mette piede, per la prima volta, in Italia: quali sono i suoi pensieri, i suoi timori, le sue aspettative? Cosa ha dovuto lasciarsi alle spalle? E una volta qui, cosa ne pensa dell’Italia e del nostro Futsal?


Viaggio a 360° alla scoperta di una delle più belle realtà del Futsal Italiano: come un sudamericano vive i suoi giorni all’interno del nostro sistema! Aneddoti, paure, gioie. Lo abbiamo chiesto all’argentino Christian Borruto (Campione d’Italia con il Montesilvano) e ai brasiliani Rafael Giorgio (Azzurri Conversano – Serie A2), Felipe Manfroi (Real Molfetta – Serie B) ed Eurico Souza (mister Lc Five Martina – Serie C1 Puglia).


Queste le loro impressioni…




CHRISTIAN BORRUTO

Nato a Buenos Aires, 1987
Montesilvano – Serie A1

Il primo impatto. I primi pensieri sono sempre positivi. Solo quando stai per arrivare cominci ad avere qualche timore: riuscirò a trovarmi bene con la squadra? Avrò difficoltà con la lingua? Con lo stile di vita? Insomma cose normali. Poi ci sono tanti stimoli che ti aiutano ad ambientarti. Ad esempio, il fatto di giocare in Europa, dove il livello è superiore al nostro paese, è già un grande incentivo. L’obiettivo è quello di dare sempre il massimo, così la squadra arriva il più in alto possibile.

L’Italia e il Futsal. Qui mi trovo benissimo. Il Futsal Italiano poi, è di ottima qualità. Il livello cresce di anno in anno e questo mi fa davvero molto piacere. E’ il mio 3° anno qui. E devo essere sincero: questa Serie A è sicuramente più difficile di quella della scorsa stagione. Segno che il Futsal sta crescendo tantissimo.

Gioie e Dolori. L’aneddoto più bello riguarda sicuramente la vittoria dello Scudetto, in casa della Marca! Tornammo a casa il giorno dopo e ci aspettavano 200 persone al campo per festeggiare! Queste sono emozioni che non potrò mai dimenticare. Di esperienze negative grazie a Dio non ce ne sono.

Razzismo. Come ho scritto prima, io qui a Montesilvano non ho nessun problema: mi trattano tutti benissimo. Mi trovo davvero bene.




RAFAEL GIORGIO
Nato a Santos (Sao Paulo), 1985
Azzurri Conversano – Serie A2

Il primo impatto. All'inizio tutto è nuovo, diverso. E’ difficile ambientarsi quando non capisci nulla. Diventa complicato anche solo chiedere da mangiare. I timori sono quelli di qualsiasi ragazzo che decide di allontanarsi dalla famiglia e dalla propria casa. Alla fine noi qui siamo soli. Speriamo che tutto ci vada bene. Le aspettative sono queste: fare bene dentro e fuori dal campo, per essere riconosciuti sia come uomini che come calciatori.

L’Italia e il Futsal. I pensieri che ci facciamo prima di partire sono tanti: come sarà? Cosa accadrà? Com’è il calcio, la gente, la lingua? In Brasile c’è tanta gente di origine italiana. Sappiamo che è un bel paese, in tutti i sensi. Si mangia bene, la lingua è bella e c’è tantissima cultura. Il Futsal a mio avviso, assomiglia a quello brasiliano. Infatti, basta vedere le rose delle maggiori squadre: sono composte di molti brasiliani. E gli italiani o gli altri stranieri che giocano qui sono per forza allo stesso livello!

Gioie e Dolori. Ho vinto due volte i playoff nel Calcio a 11. E’ un emozione fortissima. Lavorare bene per tutto l’anno e a fine stagione sentire l’ultimo fischio dell’arbitro ti provoca un sollievo incredibile: ti sa tanto di missione compiuta. La gioia immediata, le feste: è tutto bellissimo! Purtroppo ho avuto anche esperienze negative. Stavo lasciando una squadra di Serie B (sempre di Calcio a 11) per andare in un’altra della stessa serie (preferisco non fare nomi). Il mio ex procuratore mi sistemò in un albergo dicendomi che sarebbe tornato dopo 3 giorni. Lo sto ancora aspettando… Avevo il contratto. Era tutto sistemato. Solo in seguito ho saputo che era andato dalla società per farsi avere più soldi. Fu allontanato facendo saltare l’affare. Mi lasciò solo in Italia. E’ stata davvero dura, ho dovuto arrangiarmi ma alla fine ce l’ho fatta!

Razzismo. Ci sono stati momenti in cui sono stato trattato malissimo, e altri in cui venivo trattato come un Dio. Dipende molto dalla gente che ti trovi davanti. Ho sentito tante storie di razzismo, ma non posso sapere se siano vere o false. Una cosa mi è capitata personalmente. Era il primo giorno di allenamento. Un tipo che giocava da anni in quella squadra, sapendo che ero straniero si è alzato e ha cambiato subito spogliatoio. Non mi ha mai guardato in faccia. Ad ogni allenamento mi voleva “far male”. Mi diceva di tornarmene in Brasile, di tornare nelle favelas. Ovviamente anche parolacce che non posso ripetere. Questa storia è durata 2 settimane. Poi è finita male: per lui! Ho reagito e mi dispiace ancora oggi di questo. Sento di aver sbagliato. Ma, al di là di questo episodio, non posso dire con certezza che in Italia esista il razzismo! Il Razzismo, se esiste, sta dentro ogni persona: che sia brasiliano o italiano…”.




FELIPE ALBERTON MANFROI
Nato a Garibaldi (Rio Grande do Sul), 1986
Real Molfetta – Serie B/F

Il primo impatto. All’inizio per noi era tutta una novità. Poi ti abitui e ti ambienti subito. Timori? Nessuno! Per me venire in Italia era una opportunità. Solitamente non ho nessuna paura. Se poi mi vedo arrivare qualche timore lo affronto! La prima cosa che ho pensato quando sono arrivato qui è stata: questo è il mio lavoro, e devo dimostrare di essere buono a farlo. E’ la mia passione. Voglio essere un giocatore di valore, competente: ai miei occhi e a quelli degli altri. L’aspettativa è quella di crescere ogni stagione, ma non solo come calciatore. Crescere soprattutto come persona, e fare tante amicizie!

L’Italia e il Futsal. Uno degli aspetti che mi ha spinto a scegliere l’Italia è il denaro, o meglio guadagnare uno stipendio per un tenore di vita degno di un giocatore. Poi nel Futsal puoi fare carriera e crescere professionalmente. L’Italia è un buon posto per vivere. Faccio un paragone col Brasile: qui si mangia bene! La gente è più riservata, ma allo stesso tempo c’è più uguaglianza tra le persone. La differenza finanziaria che c’è da noi qui non è così evidente. E il potere d’acquisto è più alto. Però, nonostante questo, penso che i brasiliani siano più felici degli italiani! Quanto al Futsal Italiano devo dire che ogni anno aumenta la sua popolarità. Vedo qui un calcio a 5 un po’ meno tattico di quello brasiliano, però l’entusiasmo e l’allegria è molto simile.

Gioie e Dolori. Comincio dai dolori. Una società per cui ho giocato non mi ha pagato alcuni mesi di stipendio. Qui a volte succede questa cosa. E penso che finché il Calcio a 5 non diventerà professionistico, questo problema ci sarà sempre. Le gioie penso siano i nuovi amici. Le amicizie e la nuova cultura che ho avuto modo di conoscere. Qualche aneddoto. La prima volta che sono arrivato in Italia la mia valigia è rimasta a Parigi per 45 giorni!| Ero a Perugia e avevo solo le robe che indossavo durante il viaggio, e quelle che mi diede la società. Non avevo denaro con me. Quindi ogni giorno ero costretto a lavare i panni e mettere l’altro cambio. Il giorno dopo il contrario. Così per 45 giorni! Chissà cosa pensavano di me quelli che mi vedevano in giro sempre con gli stessi vestiti!? Mentre la prima volta che son tornato a casa dall’Italia ho fatto il viaggio dell’Odissea. Feci 5 ore di treno da Belluno a Milano. Poi ho dovuto aspettare 6 ore alla stazione, e altre 5 all’aeroporto. Il tutto senza dormire, perché ad ogni partenza succedeva di tutto. Una volta salito sull’aereo mi sono addormentato. Al mio risveglio, due ore dopo, mi sono accorto di essere ancora a terra: un bambino aveva avuto qualche problema, volo ritardato! Arrivo a S. Paolo in ritardo, e perdo la coincidenza per Porto Alegre. Altre 5 ore di attesa (di notte) prima di prendere il pullman che mi avrebbe portato a Garibaldi, la mia città. In totale il mio viaggio è durato quasi 48 ore! Eppure, quando stai tornando a casa potrà succederti di tutto, ma niente ti toglierà la gioia!

Razzismo. Con il popolo italiano non ho mai avuto nessun problema. Sono sempre stato trattato bene, e penso di poter dire che qui ho tanti amici. Penso comunque che il razzismo ci sia più qui che non in Brasile. In generale c’è in tutta Europa, che è una terra antica e radicata. Vedo che voi tendete, di generazione in generazione, a tramandare la stessa identica cultura, o quasi. Noi invece, nasciamo già come un popolo misto di razze.





EURICO SOUZA (Mister)
Nato a Recife, 1968
Lc Five Martina - Serie C1

Il primo impatto. Quando sono arrivato il mio primo pensiero è stato quello di puntare sempre a vincere. Ho vinto tanto in Brasile. Adesso voglio farlo anche qui. Non ho paura di nulla. E’ stato un grande sacrificio lasciare la mia famiglia a casa, ma il mio sogno è quello di diventare un grande allenatore qui in Italia, e vincere tutto. Ovviamente, sempre con il massimo rispetto per gli altri, piedi per terra, umiltà e tanto lavoro.

L’Italia e il Futsal. Avevo diverse richieste di lavoro in Grecia, Francia, o in Brasile stesso. Ma la mia prima scelta è sempre stata l’Italia, perché è un bel paese, abitato da tante belle persone. Di qui mi piace la cucina, la musica, andare allo stadio la Domenica pomeriggio, o uscire con gli amici. E in più sono tifosissimo del Milan! Il Futsal Italiano negli ultimi anni è cresciuto tantissimo. Merito del lavoro eccezionale della Figc. In particolare in Puglia, il Futsal si sta diffondendo molto grazie alla professionalità di gente come il Presidente Tisci, o il Responsabile Regionale Angelo Carone.

Gioie e Dolori. In Italia sono sempre stato trattato bene. A Martina il nostro Presidente Cosimo Scatigna non ci fa mancare davvero nulla. Tratta tutti gli 8 stranieri della squadra come fossero suoi figli. Anche nelle altre città ho sempre conosciuto bravissime persone. A Manfredonia, a Monopoli, a Spinazzola dove ho lasciato un gruppo indimenticabile di amici. Gente che porterò nel cuore per tutta la vita. E quando vincerò, lo farò anche per loro! Questa è la gioia più grande che mi ha dato, e continua a darmi, l’Italia. I dolori ci sono, certo! In passato ho avuti scontri con qualche Dirigente che voleva comandare ma non capiva nulla di Futsal e di come gestire una società. Dirigenti a livello amatoriale, che vogliono sempre prendere in giro noi stranieri. Consiglio a queste persone di rimanere a casa perché il Futsal è di tutti, ma non è per tutti!".




Si ringrazia per la Disponibilità Cristian Borruto, Rafael Giorgio, Felipe Alberton Manfroi, Eurico Souza e l'addetto stampa del Real Molfetta Ornella Amato.


NOVEMBRE
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