Real Molfetta, vi presento Francesco…

Giovedì, 27 Gennaio 2011
Carismatico e diretto, alle volte impulsivo. Sa quello che vuole e se vuole prende. Biscegliese, classe 1973, juventino dok. Tesserino di primo livello conseguito due anni fa a Coverciano, sede dell’Associazione Italiana Allenatori Calcio. …Ama il Futsal, ed i colori della sua maglia, il suo credo, sono il bianco e il rosso.

E’ questo il cartellino da visita di Francesco Ventura, guida tecnica e regista del gruppo Real Molfetta C5.

“Dietro le quinte si costruisce giorno per giorno, e con costanza e passione, ciò che il campo restituirà poi, al sabato, sottoforma di spettacolarità, qualità, competenza, fantasia e passione, in scena con i suoi attori per i suoi spettatori.”

Abbiamo chiesto a lui di raccontarlo …

-Mister Francesco Ventura presentati, come nasce questa passione per il Futsal?
Il Futsal non è il mio primo lavoro, mi piacerebbe che lo fosse. Lo faccio con passione da 7 anni, 6 dei quali trascorsi nel settore giovanile di Olimpiadi Bisceglie prima, per 2 stagioni, e nel Bisceglie C5 poi, per restanti 4, sin da quando è approdato in A1.

-Cosa c’è nel tuo curriculum Mister?
Prima di “studiare” il Futsal da fuori l’ho imparato da dentro, da giocatore sul campo, in serie C. Non ne conoscevo l’esistenza fino a 10 anni fa, quando lo conobbi per caso. Prima di allora giocavo a calcetto con gli amici, ma il Futsal vero l’ho scoperto ed amato dopo, grazie al Mister Stefano Incerto.

-E’ la tua prima esperienza in primo piano; al tuo esordio nella nuova realtà quali i tuoi timori, quali le tue certezze? Ti sei sentito pronto?
Si, per me è un’esperienza nuova, ma davvero nessun timore. La affronto con molta umiltà cercando sempre di imparare e trasmettere. In tutte le mie cose sono così, sia che io sappia farle, piuttosto che no. E’ la mia certezza, ed il mio obiettivo unico e la mia soddisfazione è poter dire di aver dato qualcosa anche ad uno solo dei miei ragazzi in ogni allenamento. Il mio lavoro sarà stato così per me prezioso.

-Ci riassumi le basi del tuo ruolo, le regole che applichi a te stesso innanzi tutto, il tuo segreto per portare avanti un gruppo?
La cosa principale è saper ascoltare. Probabilmente può sembrare che io lasci troppo spazio alla parola altrui, ma in verità mi piace confrontarmi con le idee dei miei ragazzi, esponendo le mie, trovando insieme un compromesso che porti a dei risultati. Non mi sento un despota ma voglio mantenere un giusto equilibrio. Ascolto, valuto, ed alla fine decido per mia responsabilità: non debolezza, ma apertura; quando accade però che qualcuno la confonda, non esito a esercitare la mia autorità di allenatore, di guida, anzitutto umana. In fondo sono loro, i miei giocatori, ad andare in campo, ed è necessario che la fiducia reciproca sia ben salda. Solo dopo subentra la tattica, e la tecnica.

-Nello specifico, le esigenze di una Under 21 e quelle di una squadra maggiore in cosa si differenziano? Quali ambizioni riscontri oggi nei giovani?
Purtroppo queste nuove generazioni di giovani non sono troppo attratte dal pallone o dai sacrifici che comporta, come invece riusciva a fare in passato la fame di calcio. Diventa sempre più difficile così forgiare i campioni di domani.
Guidare un settore giovanile significa essere innanzitutto educatore: prima l’uomo, poi il calciatore.

In una squadra maggiore è forse il contrario, hai a che fare già con uomini probabilmente formati caratterialmente e calcisticamente. La pari età di una Under forse consente una gestione ed un dialogo più omogeneo, cosa che in un gruppo composito non avviene facilmente: personalità diverse e mature puoi solo correggerle, ma non forgiarle, non avendo avuto quel tempo per farle crescere.
-…preferisci Mister, tra le due…
Beh, con i ragazzi mi sono divertito molto, senza quella pressione che ti da una prima squadra; qui oggi invece costruiamo solo per vincere!

-Hai un solido gruppo e vivi un ottimo momento, come si distribuisce in % il lavoro dello staff?
Il primo merito è in assoluto della squadra! Nel lavoro settimanale si mette fisicamente e mentalmente a disposizione del lavoro dell’allenatore, disposta a sacrificarsi: solo così si costruisce la vittoria del sabato; la costanza non è frutto di casualità, ma di un lavoro specifico. E’ chiaro che poi la società ha il compito di far stare bene un giocatore, e quel benessere lui lo riverserà nel gioco e nel gruppo.

-Cosa ti manca nella tua carriera di Mister?
(sorride) Beh, è appena iniziata, ancora tutto! Per me questa è una nuova vita, differente dall’esperienza degli anni passati. E’ come se stessi cominciando tutto da capo.

-Cosa porti nei tuoi migliori ricordi?
Tantissimo! La prima cosa che per istinto viene da dire è la vittoria della Coppa Italia con il Bisceglie U21, con loro ho trascorso 4 anni di soddisfazioni, vittorie indimenticabili, momenti unici; ancora non ci credo di averla vinta, tant’è che spesso mi capita di rivedere il dvd della partita, almeno lui me la testimonia!!

-Mister Ventura, due parole su questa categoria, questo girone, coi suoi pregi e difetti:
Al di fuori di Potenza, Messina e Real Molfetta, che vantano un tasso tecnico un po’ più elevato, o anche uno Scanzano al completo, il livello è medio alto, rispetto agli altri gironi. Purtroppo però la differenza tra prime 4 e altre a seguire si fa davvero sentire parecchio. Ma questo non può che dipendere da fattori economici.

-Un tuo pregio ed un tuo difetto?
Molte volte pretendo la perfezione anche nelle partite marginali, direi che sono meticoloso. Mi lamento dei gol presi anche in un 7 a 2 a favore!!
Ma c’è di buono che so capire i miei ragazzi, credo che con me siano a proprio agio.


-Qual è il tuo gesto scaramantico Mister, e la tua ispirazione?
..e se te lo dico che gesto scaramantico è?!
Tutti insieme si lotta, si entra e si esce dal campo. Dal lunedì al sabato. L’unione, lo spirito di gruppo, di sacrificio: a questo principio mi ispiro.

-Dove vuoi e puoi arrivare con questo gruppo?
L’organico a disposizione sarebbe stato enorme quest’anno, ma i continui infortuni lo hanno trasformato praticamente ogni mese.
Sarà retorica ma…il più in alto possibile. I play off li centreremo, per giocarci possibilmente la promozione. Dove voglio arrivare io? A dare fastidio ad ogni avversaria che incontreremo, con la mentalità di chi ancora può dire parecchio la sua, divertendosi.


-Descrivici il Futsal in tre parole:
Dinamismo. Spettacolo. Imprevedibilità.

La personalità quasi burbera e ironicamente pungente allo stesso tempo, al suono delle parole che più ama, lascia spazio a quella trasparenza e devozione che solo chi stima davvero la propria realtà può infondere. Salutandoci e nel ringraziarlo, Mister Ventura deve e dedica tutto alla sua famiglia, a coloro che lo sostengono in questo suo magico sogno, e per il quale gli auguriamo la più grande delle sue vittorie, l’amore per uno degli sport più belli che siano mai esistiti.

di Ornella Amato
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