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Lettera aperta Real Molfetta

LA PALLA E’ TONDA, MA IL POTERE E’ IN CIMA A UNA PIRAMIDE!
Che lo sport sia bello perché nulla è già scritto né certo, è una delle inconfutabili verità che rendono fervida la speranza nel cuore di un tifoso, ma è ancora più vero che quando lo scettro del potere prende possesso più del dovuto e più della realtà dei fatti accaduti, può succedere che l’entusiasmo diventi delusione, che la realtà diventi distorta, che una partita di calcio cambi.
E’ di appurata ignoranza imputare alla qualità dell’arbitraggio la causa della disfatta di un risultato, ma quanto accaduto nella giornata di oggi, 11° turno di campionato, probabilmente conferma una regola e purtroppo non è un’eccezione.
E’ quanto accaduto nell’incontro a Matera, dove un buonissimo Real Molfetta ha affrontato un ottimo Real Team Matera; ma chi avrebbe dovuto, in maniera imparziale, vigilare un incontro di tale quotato livello, ha invece preferito troppo spesso e volentieri affidarsi alla impulsività e superficialità.
Mediante un comunicato nei confini della semplicità e dell’educazione, l’Associazione Sportiva Real Molfetta intende ammonire ed esprimere, con tanta delusione, il suo disappunto sugli episodi che ultimamente colpiscono un gruppo dalla riconosciuta serietà, anziché premiare equilibrio e coerenza che da sempre contraddistinguono la società molfettese, società che non meno di altre compie sforzi soprattutto economici per mantenere il proprio livello.
Forse un incontro come quello odierno, che vedeva a confronto due squadre di alta classifica, avrebbe dovuto essere assistito da una coppia arbitrale preparata e competente, anziché dover assistere alla ammissione di errore di uno degli stessi, circa l’espulsione, in un momento clou della gara, di un giocatore, con conseguente intuibile disagio, o all’assegnazione impulsiva di due goal a sfavore, del tutto inesistenti, senza nemmeno una minima consultazione, o ancora all’assegnazione a sfavore di due tiri liberi in gran scioltezza, per non parlare dell’episodio avvenuto nella precedente gara casalinga, nella quale uno degli assistenti, con mano sul volto per nascondere il labiale, suggeriva il da farsi all’avversario.
Non è mai stata abitudine di questa società ricorrere alla lamentela piuttosto che alla presa di responsabilità circa la qualità della propria prestazione, ma forse la troppa educazione può essere scambiata per dabbenaggine, quella di chi rimane indietro se non si adegua alle regole intrinseche del meccanismo.
di Ornella Amato
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