Diego Iessi: «La società ci farà sognare ancora»

Mercoledì, 1 Maggio 2013

Il bilancio positivo di Diego Iessi, allenatore della rivelazione Five Molfetta: «Dopo la partita col Salandra ho capito l’importanza del ruolo che potevamo ritagliarci. E anche l’anno prossimo faremo sul serio. Dispiaciuto per le retrocessioni di Giovinazzo e Martina».

Dal ripescaggio a un passo, anzi tre, dai play-off. La stagione del Five Molfetta di Diego Iessi si può definire, senza nessuna ombra di dubbio, super. La compagine pugliese sembrava essere una Cenerentola costretta a lottare fino all’ultima giornata per la sopravvivenza nel massimo proscenio del futsal femminile italiano. E invece no, perché le biancorosse di Iessi non sono mai state seriamente coinvolte nel lotto delle pericolanti. Anzi, sono arrivate anche belle soddisfazioni. Gran parte del merito va proprio all’allenatore barese, quel Diego Iessi sempre sul pezzo. Allenatore dalla comprovata esperienza, il buon Diego ha la battuta sempre pronta, ma quando si scende in campo le sue ragazze fanno sul serio. Già, le sue Aquile sono reali. E spesso hanno fatto male.

Mister, il tuo Five Molfetta è stata una delle squadre rivelazione del girone C. Partiti per salvarvi, siete arrivati a soli tre punti dai play-off scudetto. Ti aspettavi un simile cammino?

«Ciao Gisberto, innanzi tutto grazie per avermi contattato, dico che sarei un bugiardo se mi sarei aspettato un cammino del genere al nostro primo anno di serie A e con un roster risicato sia numericamente che tecnicamente. Nonostante ciò devo dare grande merito alle mie Fivettine di grandissimo impegno e di grandissima applicazione. E’ solo merito loro se si è arrivati a lambire un sogno impensabile ad inizio stagione considerando che i più, magari giustamente, ci davano per retrocessi sin dalle primissime giornate».

In quale momento della stagione hai capito che potevate ritagliarvi un bel ruolo in questo campionato?

«Credo che la partita della svolta sia stata quella giocato in casa nostra con l’Ita Salandra. Si perse, è vero, ma uscimmo dal campo consapevoli di aver fatto tremare una big del nostro girone. Certo ci eravamo comportati bene anche in altri incontri di cartello, ma è stato quell’incontro che ha dato consapevolezza al gruppo del ruolo che si poteva assumere».

Una partita che ricordi con particolare piacere?

«Ovviamente la partita che ricordo con piacere è quella che ci ha dato la matematica certezza della permanenza in serie A, quella col Vittoria a Vittoria, trasferta per tanti versi indimenticabile, fatta con la rosa al completo e con la società al seguito. Una due giorni veramente bella sia per l’accoglienza splendida della società ospitante, sia per i luoghi e sia, ripeto, per la vittoria. Ricordo come se fosse ora i canti dopo la gara in un bar del centro di Vittoria con il proprietario e la gente del posto che ci guardavano increduli, ma ricordo anche che il proprietario stesso per festeggiare ci offrì due bottiglie di prosecco».

Qual è stato il vostro segreto, secondo te?

«Il vero segreto sono io! Scherzo, ovviamente. Sono tanti i segreti, uno è stato sicuramente quello di non esserci mai abbattuti dopo le sconfitte. Sfido chiunque dopo aver perso per 9-1 all’esordio in serie A, vincere la successiva contro una squadra che l’anno prima si era classificata nelle zone alte della classifica. Un altro segreto, se così lo possiamo chiamare, è aver liberato da impegni di marcatura il nostro bomber principe Flora La Rossa, chiamando ad un maggior sacrificio tattico le altre tre di movimento. Potremmo star qui a parlare per ore, ma il segreto reale è esser riusciti a creare un gruppo coeso, un gruppo capace di sacrificarsi davvero l’una per l’altra dopo un avvio in cui, nello stesso gruppo, gravavano pseudo atlete provenienti dal calcio a 11 che non avevano voglia né di imparare né di mettersi a disposizione della squadra. E su questo ho colpe io, dato che avevo inseguito e convinto io le stesse a sposare il nostro progetto».

C'è una calcettista in particolare che vorresti allenare al tuo Five?

«Quale allenatore non vorrebbe avere in rosa le migliori calcettiste, io sono abituato da sempre a lavorare con ciò che la società riesce a mettermi a disposizione. Inutile fare nomi, se poi restano dei sogni. Ovviamente se avessi la possibilità di scegliere, sicuramente direi la Pereira, per non fare nessun torto alle società, dato che non gioca in Italia».

Per la Puglia bene le tue ragazze e la Focus, senza considerare il solito Statte impegnato nella corsa al tricolore. Poi, però, ci sono le retrocessioni di Giovinazzo e Martina. Cosa è mancato a queste due compagini?

«Guarda, per quanto riguarda il Giovinazzo, credo che, nonostante la rosa diversa rispetto l’anno prima, con ragazze provenienti dal calcio a 11, la prima parte della stagione sia stata in linea con le aspettative, poi qualcosa a livello societario e staff tecnico è successo ed il cambio sicuramente non ha portato giovamento, ma anzi ha affossato quel che di buono si era riusciti a fare. Capitolo a parte merita il Martina. Società con un presidente eccezionale. Credo che, nonostante anche lì si sia cambiato molto a livello di rosa, a livello individuale le ragazze che compongono la rosa, sono superiori sia a noi che a molte altre società del nostro girone. Adesso non mi chiedere allora il perché della retrocessione perché davvero mi risulta difficile capirla».

Torniamo proprio alle tue aquile. Quali programmi ci sono per la prossima stagione?

«Sicuramente sarà nostra intenzione difendere la categoria cercando, ove fosse possibile, di migliorarci un pochino sia numericamente che tecnicamente. Al momento non ci siamo ancora seduti a tavolino per discutere del futuro, ma sono certo che la mia società farà di tutto per farci sognare ancora».

Immancabile pronostico per il tricolore. Chi lo vincerà?

«Adesso mi vuoi far diventare nemiche le quattro super sorelle. A parte gli scherzi, credo che tutte è due le semifinali siano veramente delle finali anticipate e tutte le quattro squadre partecipanti meriterebbero la coccarda. Vuoi per la storia, vuoi per la recente vittoria della coppa Italia, vuoi per il fantastico roster a disposizione, vuoi per il morale a mille dopo i quarti. Ma se proprio devo fare un nome, ovviamente faccio il nome della nostra sorella maggiore, lo Statte, società veramente al top da decenni».

Gisberto Muraglia

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